APPENDICE

CADUTI DI BRENDOLA DURANTE LA GRANDE GUERRA

Vogliamo ricordare nell’occasione anche quanti versarono il loro sangue in questa grande guerra senza lasciare scritti o documenti del loro valore e delle loro sofferenze. La guerra fu una tragedia che investi tante persone e famiglie anche nel paese di Gino Zimello. Riportiamo l’elenco dei soldati di Brendola morti durante la prima guerra mondiale e la dedica scritta sul monumento ai caduti posto in piazza: “I nomi dei soldati di Brendola alla fede cristiana educati e devoti sparsi per gli immensi campi di morte nella guerra 1915 – 1918 qui con eguale pietà scolpiti risuscitano le immagini care e generose alla presente e futura generazione ricordano che il sangue per l’Italia versato, è prezzo e monito solenne per concordare volontà e forti opere al bene comune”.

ACCO GIUSEPPE DI GIOVANNI
ALBIERO VITTORIO DI ERNESTO
BALBO GIUSEPPE DI BASILIO
BALBO GIUSEPPE DI GIOVANNI
BAUCE DOMENICO FU GAETANO
BAUCE PIETRO FU GAETANO
BEDIN LUIGI DI ABELE
BEDIN SEBASTIANO FU ISIDORO
BERTOCCO AUGUSTO DI GIOVANNI
BINATO ANGELO DI ANTONIO
BOECHE LUIGI FU LUCIANO
BOLZAN ORESTE DI ISIDORO
BISOGNIN G.BATTA DI GUERRINO
BISOGNIN G.BATTISTA DI ANGELO
BRENDOLAN MARCELLO DI PIETRO
BUFFO SILVIO FU ISIDORO
BUSATO VINCENZO DI ANTONIO
CAPITANIO ANGELO DI GIOVANNI
CASTEGNARO ONORIO DI ANACLETO
CASTEGNARO ANGELO DI LODOV.
CECCHIN ALESSANDRO DI ANTONIO
CENGHIALTA LUIGI FU GIUSEPPE
CHIARELLO IGINO DI GIUSEPPE
DAL LAGO SABINO FU ANGELO
DAL MEDICO GUIDO FU GIUSEPPE
DE CAO TOBIA FU ANTONIO
DE CARLI LUIGI DI SILVANO
DE GRANDIS BORTOLO DI ANTON.
DE GUIO ISIDORO DI TOMMASO
DE SANTI FIORELLO FU DOMEN.
DOVIGO GIOVANNI DI GIACOMO
FOGOLARI FORTUNATO DI N.N.
FOLETTO GIOBATTA FU GIOVANNI
FRACASSO ANTONIO DI VESPAS.
FRANCONI LUIGI FU IGNAZIO
FREALDO ARTURO DI
FREALDO LUIGI DI DOMENICO
GALEOTTO ALFREDO FU FRANC.
GALEOTTO ENRICO FU FRANC.
GHIOTTO GIOBATTA DI ANGELO
GHIOTTO PIETRO DI CECILIO
GHIOTTO MARIO DI GEROLAMO
GIANESIN GAETANO FU PIETRO
GIRARDI LUIGI FU SEBASTIANO
GRAZIADIO GIUSEPPE DI ALESSIO
LEMAGGIO ANTONIO DI EDOARDO
LOVATO ANTONIO DI DOMENICO
MACULAN FERDINANDO DI VALEN.
MANTESE DOMENICO DI ANTONIO
MARCHESIN ANGELO DI BONAV.
MARZARI IGINO FU GIROLAMO
MATTIELLO GIOVANNI DI GIUSEP.
MILANI GIUSEPPE DI ANTONIO
MILANI LUIGI DI GAETANO
MONTEMEZZO LUIGI FU GIOB.
MUFFAROTTO GIORGIO DI BENIA.
MURARO ISIDORO DI GIROL.
NICOLATO RICCARDO DI RINAL.
NICOLATO SERGIO DI RINALDO
NORO RIGOBERTO DI FRANCES.
OLIVIERO GIUSEPPE DI GIOB.
PAGANIN VINCENZO FU FRANC.
PASQUALOTTO ANTONIO DI GIAC.
PASQUALOTTO ETTORE DI GIOV.
PELLIZZARI FERDINANDO DI ALES.
PELOSO FRANCESCO FI FRANC.
PERAZZOLO ADOLFO DI GIACOMO
PERAZZOLO ANGELO DI GIACOMO
PESEROCO EMILIO DI LUCIANO
PIETROBELLI ANTONIO FU LUIGI
PILLA ARRIGO FU CANDIDO
PILLA PIETRO DI LUIGI
PILLON GIOVANNI DI ANGELO
PRATOLIN ALFREDO DI N.N.
RIGODANZA AMALIO DI SERAFINO
RIGODANZA ALBERTO DI SERAF.
ROSA GIUSEPPE DI GAETANO
ROSA PIETRO DI FRANCESCO
RUARO ANTONIO DI GIUSEPPE
SAMBUGARO EMILIO FU ANTONIO
SAMBUGARO UBALDO FU ANTONIO
SAMBUGARO FIORAVANTE FU MICH.
SERENO GIUSEPPE FU PAOLO
SIGNORATO FELICE DI ANTONIO
SPERA PIO DI GIUSEPPE
TARGON ILARIO DI GIUSEPPE
UBALDETTI SEVERIO DI N.N.
VINANTE ANGELO DI PAOLO
ZERBATO DOMENICO DI LUIGI
ZERBATO EMILIO FU GIOVANNI
ZIGLIOTTI CESARE DI EMILIO

INDIRIZZI DI ALCUNI COMMILITONI CHE SI TROVAVANO A CELLE

Folci Don Giovanni (parroco) S. Pietro Berbeno – Sondrio
Veronese Antonio, Ospedaletto Eug.o – Padova
Capodaglio Angelo,Via Restana 1 – Este
Casal Giuseppe e Besarel Astrogal, Forni di Zoldo – Belluno
Rosati Renato, Via Crispi F: N°70 – Roma
Priorini Alfonso,Staz.ne di Poggio Mirteto Castelnuovo Farla-PG Ardissoni Mario ( Maggiore ) 1° Granatieri – Roma
Sacchi Luigi, Via Pietro Nava 5 – Como
Valecchi Settimo,Negozio vini – Pistoia
Cudinelli Enrico (Avvocato), – Aquila
Padre Michele Todde,Conventuali S.Francesco Assisi
Bernardinello Primo Vittorio, Lendinara
Paciotto Giuseppe (Rag.re) Via Garibaldi 31 – Torino
Bodini Guido – Cremona
Busato Agostino, Sossano – Vicenza
Vettori ArturoVia Bagattino 5 – Treviso
Briccola Alfredo, Milano
Balzaretti Mario, R.R.Poste – Milano
Debbia Giovanni, c/o Ditta Pirelli – Milano
Griffini Vittorio, Cascine Ospedaletto Lodigiano – Lodi
Previtali Angelo,Corso Mazzini – Lodi
Achilli Enrico, Lodi
Tanzini Agostino, Lodi
Povolo Girolamo, C. S.Croce – Vicenza (morto)
Monguidi Mario,Busseto – Parma
Osella Giacomo, professore Via Milanesio 8 Carmagnola, TO.
Dinucci Alberto,professore, Via S. Croce 17 – Lucca
Cesan Bione, Regio Ginnasio – Lugo di Ravenna
Di Gino Baglio, Corso V.Emanuele 290 – Palermo
Spagiari Arnaldo, Via S. Comisato 4 – Roma
Natali Nob. Gioacchino,Via S. Fermo 5- Pavia
Minetti Carlo,Via Bezzecca 14 – Roma
Iodice Raffaele, ia Campania 9 Marcenise – Caserta
Colombo Carlo, Via Napoli 9 – Genova
Colonna Vittorio c/o Giuseppe Ardizzone,Paterno’ – Catania
Grillo Modestino, Marcenise – Caserta
Fiocchi Enrico,Via Marsala 36 – Roma
Colla Carlo Secondo, Via Garibaldi – Castelnuovo Scrivia – AL
Gavazzi Nello, Ancigliano – Pistoia
Greco Augusto, Via G.Bruno 7 – Milano
Dal Santo Antonio,S. Giov. Ilarione – Verona
Consonetti Francesco,Via Umberto 1°- Genova

NOMINATIVI DI COMPAGNI DI PRIGIONIA IN ORDINE DI GRADO MILITARE

Maggiore Ardissone Cav. Mario
Capitano Campoglieti
Magrin
Ferrari
Andreini Enrico
Zanchi Luigi
Tenenti Bartoli
Santucci
Barbera Luigi
Troysi Alfonso
Filippeschi
Bedetti
Cortese
Gruber
Secchi DR Antonio
Sottotenenti Feder Antoniomorto
Lorenzini (morto)
Visconti
Parise
Turci
Micolis
Dall’Alba
Crola
Zarini
Zimello Gino
Podestà
Crola Gino
Cudinelli Enrico
Cerri Gambarelli
Santigliozzi
Forges d’Avvanzati
Bruzzi Antonio
Rosati Renato
Serrani Nicolò
Lotti Paci
Cavazzuti Francesco
Maniscalchi
Verghetti
Romano
La Rocca
Nardi Antonio
Aspiranti Di Bartolo
Vitali
Palamà
Stocco Valentin
Corner
Serra DR Nicolò

Cav. Ten. MARZARI FERRUCCIO


Un combattente speciale di Brendola nella guerra 1915-18
Nato a Brendola nel 1894 entrò volontario nell’Esercito.A 22 anni, nel 1916, fu nominato sottotenente di complemento del Genio per il servizio di pilotaggio alla scuola di Capua. Appena un mese dopo, il 15 maggio 1916, era già sul territorio di guerra guadagnandosi la prima stella d’argento.Là ove era il maggior pericolo e necessitava rara abilità di pilotaggio e precisione di ricognizioni, là dove i combattimenti con il nemico erano più duri, “Lui” c’era sempre. Il 23 settembre dello stesso anno, compì con audacia una brillante ricognizione notturna in pieno territorio nemico, ad Adelsberg, e non contento di tanto, volle coronare il successo bombardando un campo di aviazione. La motivazione della sua seconda stella d’argento ricorda:” pur avendo avuto il timone di direzione spezzato da un proiettile, riuscì a rientrare nelle proprie linee, con rara abilità”. Non è il caso di dilungarsi ad enumerare le imprese dell’Eroe compiute nel 1918, e d’altra parte ciò sarebbe anche impossibile, perché molto spesso si trattava di missioni particolarmente delicate e di conseguenza segrete.Durante l’offensiva del giugno 1918, era tenente, sfidò cento e cento volte la morte sul Piave scendendo a bassissima quota a mitragliare e bombardare il nemico. Mai si dette riposo il cavaliere volante, e quando per i tedeschi scoccò l’ora della sconfitta, Ferruccio Marzari, pur essendo ancora convalescente da una gravissima malattia, si prodigò in voli arditi e utilissimi, e la gloria volle dargli il premio di essere il primo fra tutti a rilevare e segnalare il ripiegamento del nemico sul Grappa, dove la formidabile pressione delle nostre truppe aveva fiaccata e stroncata la dura resistenza austriaca. Per primo poté cosi inseguire il nemico in fuga e segnalare al Comando tante e così utili informazioni da meritare la terza stella d’argento. Finita la guerra, non riposò sugli allori; il Raid Roma – Tokio, vinto da Arturo Ferrarin e Masiero, lo vide brillante partecipe e solo per un irreparabile guasto al motore dovette fermarsi fra l’Anatolia e il Golfo Persico, nonostante l’incidente gli venne conferito il titolo di Cavaliere E come più tardi sarebbe successo per l’aviatore Dal Molin, (a cui venne dedicato l’aereoporto di Vicenza) come sarebbe avvenuto per Arturo Ferrarin detto il “Moro” la carriera dell’eroe doveva chiudersi non in guerra, non in gara, ma durante il silenzioso lavoro! Il 10 agosto 1921 sopra il cielo di Gallarate si vide una gran fiammata, Ferruccio Marzari in un tutt’uno con il suo aereo, finì in un bagliore di luce. Il 28 ottobre 1929 Arturo Ferrarin e Tommaso Dal Molin, volando su Vicenza, lanciarono un messaggio così formulato:” Alla nostra Vicenza che dopo tanti sacrifici inaugura il suo campo di aviazione, il nostro saluto augurale. Alla memoria di Ferruccio Marzari, anima eroica della nostra terra, il nostro pensiero devoto e riverente”. Arturo Ferrarin che era unito all’eroe scomparso da sentimenti di fraterna amicizia, scriveva così al comitato onoranze Marzari di Brendola: Anche se dovessi trovarmi in capo al mondo telegrafatemi e farò l’impossibile per presenziare alla cerimonia della commemorazione dell’”Anima Eroica” . A Ferruccio Marzari in Brendola venne dedicata una strada, quella che dalla Chiesa di S. Michele porta alla contrà del Lavo dove era la sua abitazione. Inoltre la Comunità di Brendola ha posto nel porticato del Municipio “ un angelo alato”
con incise queste parole:

CAV. FERRUCCIO MARZARITENENTE PILOTA AVIATORE

3 STELLE D’ARGENTO AL VALOR MILITAREILLUMINANO IL FOLGORANTE CAMMINODI CACCIATORE DEI CIELI DELLA GRANDE GUERRALA INFATICATA FEDE LO GUIDO’ GLORIOSO NEI VOLI DI PACE FINO ALL’OLOCAUSTO

UNA MODESTIA SENZA PARI CORONANDO DI LUCE PURA LA SUA VITA TROVA NE SINCERO ASILO DEI CUORI CITTADINI L’APOTEOSI PIU’ ALTA E PIU’ DEGNA

Sulla facciata della sua abitazione vi è una lapide che recita:

MARZARI FERRUCCIO TENENTE PILOTA 1915-18

VOLONTARIO DI GUERRA LEGIONARIO FIUMANO

PLURIDECORATO AL VALOR MILITARE

RAID ROMA – TOKIO

A Ferruccio Marzari venne intitolato l’aeroporto di Cagliari, in Sardegna.

ROSSI EMANUELE


Altro brendolano a Celle da ottobre 1917 a maggio 1918
Era il 24 ottobre quando cominciò l’attacco contro l’Italia.Il fronte italiano settentrionale presso i confini con la Carinzia ed il fronte dell’Isonzo vacillarono. Così il 30 ottobre furono fatti prigionieri a oriente del Tagliamento 50.000 italiani: tra questi c’era anche il padre di Vittoria Rossi. Giovane ingegnere, laureato a Padova, fu arruolato a Piacenza nel corpo del genio pontieri ed aveva costruito con il suo gruppo ponti lungo il Tagliamento per il passaggio della truppa. Fatto prigioniero viaggiò un mese per raggiungere la Germania: la prima parte a piedi fino al confine con l’Austria, poi in tradotta militare passando per Vienna, Praga fino a raggiungere la città di Hannover e quindi la sede definitiva CELLE nei resti di un antico convento di nome WienRansen (casa viennese). Fu questo il rifugio per i lunghi mesi di un freddo inverno. Non solo la lontananza, non solo la mancanza di libertà, ma soprattutto la fame erano la dura realtà quotidiana. Mancava anche per il tedesco l’alimento di base: la patata. Unica consolazione nel lager erano i pacchi di riso che riusciva a ricevere dalla Croce Rossa Italiana. Ben presto l’ombra della fame si estese nell’accampamento fino a diventare un’ossessione terribile e continua. Il pasto più gradito era quello a base di miglio. Il pane era in gran parte di surrogati, confezionato con farina di castagne d’ippocastano con ossa macinate con fecola e più tardi con la paglia. Il caffè mattutino aveva un ingrato sapore; la minestra puzzava di baccalà e quella di orzo spesso fermentava dopo essere stata versata nella gavetta. Fortuna vollè che Giuseppe Rossi facesse fraterna amicizia con un torinese di nome Luigi Norgando che aveva una zia con un’industria dolciaria in Svizzera; ogni settimana riceveva tramite la C.R.I. un pacco di 2 Kg di cioccolato che divideva fraternamente. Questa amicizia durò anche dopo la guerra fino alla morte improvvisa avvenuta lungo l’autostrada Padova – Venezia il 12 ottobre 1945. Alla fine della guerra Giuseppe Rossi rientrò in Italia nel suo corpo a Piacenza dopo una lunga permanenza in ospedale causa la “ Spagnola” dalla quale fortunatamente guarì. Al suo rientro pesava 33 Kg. Fortunatamente il nonno di Vittoria Rossi riebbe tutti i quattro figli: Oreste il maggiore, già sposato con un figlio rientrato dall’Albania; Giovanni, carrista ; Luigi studente in medicina arruolato durante gli ultimi mesi di guerra in un ospedale della CRI vicino a Venezia.

Giuseppe Rossi al fronte aveva anche un cugino di terzo grado dal nome di Vittorio Emanuele Rossi, nato il 23 giugno 1877 a Grezzana da Angelo ed Elisa Turri. Angelo Rossi non era un personaggio qualsiasi: aveva partecipato alla 2°guerra di Indipendenza nel 1859 e come garibaldino nella spedizione del 1860 durante la quale fu ferito al Ponte della Valle nella battaglia del Volturno. Partecipò anche come volontario alla 3° guerra di Indipendenza. Vittorio Emanuele Rossi, figlio unico di Angelo, il 15 ottobre 1894 a 17 anni è allievo della scuola militare a Torino, Nell’ottobre del 1896 è sottotenente nel 6° Reggimento Alpini. Il 5 novembre 1911 è capitano dello stesso reggimento. Il 24 maggio 1915 arriva in territorio di guerra con il Battaglione Verona del 6° Alpini. Il 27 aprile 1916 è nominato Maggiore dello stesso Battaglione. Ed il 16 agosto del 1917 è Tenente Colonnello. Il 24 ottobre 1917 è fatto prigioniero sul Monte Kukli a Tolmino. Fu anima della resistenza in Val Terragnolo e sul Pasubio nel maggio del 1916 guidando la controffensiva in Vallarsa ed in Val Posina; alla ardita e fortunata presa di Matassone venne proposto per la medaglia d’argento. Inviato alla vigilia di Caporetto alla difesa di terreno ignoto mentre tutti fuggivano fu al centro della resistenza del Monte kukli. Distrutto il battaglione, caduti i suoi uomini fu fatto prigioniero

GLI ALPINI DI BRENDOLA E LA PRIMA GUERRA MONDIALE


La prima guerra mondiale fece conoscere al mondo intero il Corpo degli Alpini quale Forza militare particolare nel contempo effícace. II tutto fu favorito anche dai luoghi in cui si svolge il conflitto e dalle reali capacità operative degli Alpini. Brendola fu considerata zona di reclutamento alpino e i giovani, quasi tutti, erano inviati nei battaglioni alpini. Ci fu un periodo, verso la metà del 1917 che soldati già inseriti in altri Corpi, venivano ripresi nei battaglioni alpini. Da un calcolo non completo ed estremamente difficoltoso, gli alpini che parteciparono al conflitto, nei tre anni della prima guerra mondiale, furono circa 80.000. Parlare degli Alpini oggi é estremamente difficile in quanto il reclutamento volontario ha tolto quella peculiarità che ha reso famoso il soldato con la penna infilata nel cappello, un copricapo di mille usi. Si é tolto, con il servizio obbligatorio, il reclutamento territoriale lasciando ora una specializzazione professionale, riservata ai professionisti. Nella prima guerra mondiale, invece,tutto il disagio della guerra era sentito e il senso del dovere legato alla difesa della patria costituiva una cosa concreta. Ecco perché il primo conflitto mondiale consacrò gli Alpini. Certo moltissime battute legate all’alcool, alla semplicità e alla rozzezza vivono ancora ai giorni nostri anche se ora gli alpini sono quasi astemi e vanno a coca cola. La speciale natura del Corpo alpino diede i suoi frutti in tutti i conflitti in cui fu coinvolto dimostrando compattezza e generosità, doti riconosciute da tutti: alleati e forze avverse. Le cose che si andranno a dire sono comprensibili soprattutto a quelli che hanno prestato il servizio militare nel corpo degli alpini in tempo di pace o in guerra. Soprattutto durante il primo conflitto il cuore del Btg. era la compagnia, composta da circa 236 uomini, generalmente comandata da un capitano. L’autonomia che usufruivano le compagnie alpine sia in termini operativi, sia nei mezzi in dotazione e dal punto di vista amministrativo, rendeva quest’arma più rapida e più efficiente. Tutti i componenti erano vincolati da un legame di profonda solidarietà. Lo stesso rapporto fra gli Ufficiali era completamente diverso. Gli Ufficiali alpini, anche di grado molto elevato, vivevano accanto ai loro alpini, talvolta anche in ambienti proibitivi, con un legame che andava ben oltre alle stellette di comando. I reparti alpini si giovavano di una compattezza spontanea che alleggeriva il peso della disciplina e rendeva meno pesante la vita del combattente in trincea. Ecco “lo spirito di Corpo”. Esso costituiva per gli alpini un elemento reale di stimolo e di sollecitazione morale, proiettando nell’ambito militare un’identificazione della comunità di origine ben antiche. Anche in tempi recenti si diceva che gli Ufficiali degli alpini sono diversi dagli altri. Infatti gli alpini sapevano alla perfezione soppesare i propri ufficiali. Se questi volevano rimanere nei reparti alpini, dovevano conquistarsi la stima dei propri alpini. Senza retorica, gli alpini divennero simbolo dello sforzo nazionale, in una solidarietà sconosciuta nel passato.

I BATTAGLIONI
I giovani brendolani, abili al servizio militare per le truppe alpine, furono accolti per la maggior parte, nei seguenti Battaglioni:
a) Battaglione “VICENZA”
b) Battaglione “VAL LEOGRA”
c) Battaglione “MONTE BERICO”
Per avere il senso della misura, si ricorda che un battaglione alpino era formato da 900 a 1200 uomini. L’addestramento del soldato alpino era particolare ed estremamente duro ed ardimentoso. II costo del soldato alpino, pronto al combattimento, era il doppio o il triplo di un soldato normale. Era un punto d’orgoglio e d’onore prestare il servizio militare nel Corpo degli Alpini!

BTG. “VICENZA”
Esso nacque dal nome della città di Vicenza, indicando implicitamente la provenienza degli Alpini. Esso é il più antico ed era inserito nel 6° Reggimento Alpini; nacque prima del conflitto europeo. Infatti fu formato nel 1886 con le compagnie 59a. 60a. e 61a., nell’ambito del 6°Reggimento. Successivamente, il Btg. fu rinforzato all’inizio della guerra dalle compagnie la 93° e la 108°.Militò in questo Battaglione il tenente, l’esule trentino, Cesare Battisti, preso prigioniero sul Monte Corno e impiccato a Trento. Partecipò alla prima guerra mondiale combattendo sulle nostre montagne. Precisamente combatté in Vallarsa, Passo Buole, Colle Zugna, Loner, Massiccio del Pasubio, Monte Pasubio, Monte Como Monte trappola, Altopiano di Tonezza, Coston d’Arsiero, Isonzo, Bainsizza, partecipò alla ritirata di Caporetto, Tagliamento, Piave, Altopiano di Asiago, Val Brenta, Comone, Col del Rosso. Il battaglione si fece tutta la guerra e vi militarono i giovani brendolani dagli anziani delle classi del 1891 ai ragazzi del ’99.

BTG. “VAL LEOGRA”
Fu formato nel 1915, come battaglione della Milizia Territoriale, nell’ambito del 6° Alpini. Senza ombra di dubbio, si può affermare che quel battaglione “é figlio” del “Vicenza”. Infatti i battaglioni alpini permanenti furono rafforzati con compagnie definite Milizia Mobile. Furono denominati battaglioni “Valle” in quanto assunsero i nomi di valli delle zone di appartenenza e di reclutamento di ciascun battaglione permanente. Gli alpini di questo btg. furono inquadrati in primo momento in due compagnie: la 259° e la 260. Solo alla fine del 1916 fu costituita la 261°. Alla vigilia della dichiarazione di guerra il battaglione era stato dislocato da Torrebelvicino a Malga Campiglia, sulla distesa prativa poco a valle di quella che era la mulattiera degli Scarubbi, diretta alle Porte di Pasubio e costruita poco prima della guerra dalle truppe alpine. Esso prese parte ai combattimenti in Pasubio, in Val Terragnolo, in Vallarsa, in Altopiano di Tonezza, in Monte Cimone, sull’Isonzo aggregato al 10° Gruppo Alpini e sul Tagliamento . Come si può vedere, il btg. prese parte alla ritirata di Caporetto. Ne usci quasi distrutto. Date le perdite subite e la ristrutturazione dei Reparti dopo la ritirata, il Btg. fu sciolto il 30 novembre 1917 e gli alpini rimasti furono assegnati ai battaglioni vicentini e precisamente al Btg. “Vicenza” e al Btg. “Monte Berico”

BTG.”MONTE.BERICO”
Anche questo fu formato nel 1915, come battaglione della Milizia mobile, nell’ambito del 6° Alpini. Anche questo battaglione partecipò attivamente alla prima guerra mondiale, soprattutto nella fase finale. Prese parte alle battaglie sul Terragnolo, in Vallarsa, in Pasubio, sull’Isonzo. Si può aprire una parentesi: dopo Caporetto lo troviamo sull’Altipiano di Asiago, sul Monte Badenecche, sul Monte Tondarecar, Melette, Piave, sul Monte Cesen. La storia di questo battaglione é intensa e gloriosa. Fu comandato dal maggiore Vittorio Emanuele Rossi per lunghi mesi di guerra e ad esso fu legato anche dopo la morte avvenuta nel 1962. Per suo desiderio la sua tomba si trova presso l’amato Pasubio, fra i suoi alpini e vicino alla Chiesetta. Promosso per meriti di guerra a ten. col., fu fatto prigioniero durante la ritirata di Caporetto. Nel mese di aprilel919, dopo la liberazione dalla prigionia il ten. col. Rossi si riprese il comando del “suo” battaglione. Fu sciolto, nell’ambito della smobilitazione, il 19 agosto 1919.

BRENDOLA E I SUOI ALPINI
Un patrimonio storico piano, piano, se ne é andato con la morte dei protagonisti. Gli ultimi ex soldati della prima guerra mondiale se ne andarono quasi silenziosamente pur avendo dato alla Patria i migliori anni della loro gioventù. Moltissimi ricordi legati a questa terra sono ancora vivi e tramandati da padre a figlio. Subito dopo lo scoppio della guerra, moltissimi brendolani, senza obblighi militari furono assunti per scavare trincee, ricoveri e protezioni blindati. I piú giovani, classi 1900, 1899 e 1901 non ancora chiamati alla armi provarono in anticipo la caratteristica scarica di fucileria, la cantilena delle mitragliatrici e i colpi di cannone o di mortaio. Brendola era una retrovia per le truppe di transito, per quelle di riposo dopo mesi di fronte, per quelle che si addestravano sui nostri colli Berici sia ai tiri che per l’addestramento tattico. Ancor oggi si trovano nei Monti Comunali colpi per il fucile ’91, ancora inseriti nei caratteristici caricatori. Si ricorda che Brendola ospitava comandi e strutture militari. E, molte volte, sempre in base ai racconti tramandati, capitava di vedere la mamma che portava il latte o il caffé al figliolo diguardia, ad esempio, a villa Revese. Evidentemente alla mamma non erano richieste le formalità militari e Lei non le conosceva! Nelle stalle della villa Anguissola erano ospitati i cavalli e gli animali da tiro inglesi. Mai visto animali cosi ben tenuti e nutriti! I bravi inglesi fecero foggio delle loro protesi dentarie, mai viste prima in quel di Brendola. Gli Alpini al fronte che ricevevano posta a casa, sentivano le novità, come l’apertura della “strada nova”. Tale nomignolo é rimasto ancor oggi. La maggior attrattiva, tuttavia, erano i reparti d’assalto alpini, gli arditi alpini, che scendevano a valle per riposo. Drammatico era il momento quando il parroco accompagnato dai carabinieri visitava le famiglie colpite dal lutto di un caduto. Non si possono dimenticare le tragedie dei profughi dell’Altipiano che trovarono ospitalità a Brendola e in questa comunità si integrarono perfettamente. Storicamente, era la prima volta che fatti cosi epocali sconvolgevano la tradizionale ed antica comunità brendolana, anche nei costumi, nella moralità e nel modo di concepire la vita. Ai più vecchi, negli anni 1915, 16, 17 e 18 ricordavano forse le battaglie della prima e seconda guerra d’indipendenza e la presenza di soldati stranieri in assetto di combattimento in un ambiente ostile. Un particolare, i reparti austriaci provenienti da Verona, sostarono il 9 giugno a Brendola, in Via Valle e poi per le Secole, Lavo e Perarolo attaccarono Vicenza il 10 giugno 1848. Era reale il pericolo di una invasione austrotedesca e la devastazione delle case e delle campagne beriche e il tuono del cannone incuteva terrore e disperazione. II suono delle campane del 4 novembre 1918 fu accolto come una liberazione e i reparti militari di stanza a Brendola dai semplici soldati agli ufficiali fecero una festa generale, liberati da un incubo tremendo. Sorse quasi subito l’Associazione Combattenti e Reduci a cui aderirono i vari protagonisti ed erano gli animatori delle manifestazioni patriottiche negli anni successivi. E’ ancora forte la memoria di alcuni protagonisti che tennero accesa la fiamma delle patrie glorie. La famiglia Marzari a cui a Feruccio Marzari é dedicata la contrada con due caduti, in tempi diversi in famiglia, i Brendolan di S. Vito, Balbo di Via Chiesa, i Pretto di Vó di Brendola, i Maran di Cerro e, in tempi successivi, Antonio Castegnaro. La tragedia ha colpito duro in moltissime famiglie lasciando situazioni famigliari terribili. Moltissimi furono gli orfani e le vedove. Certe famiglie furono distrutte e, tuttavia, l’amore per la vita diede forza ed energie per i sopravissuti.

GRUPPO ALPINI DI BRENDOLA
I reduci fecero il loro ritorno in una Brendola completamente cambiata. L’evoluzione della società nei tre anni di guerra fu tale che niente era uguale come prima. Le contraddizioni sociali e quindi politiche erano tali da dar vita situazioni pesanti di conflitto. I proprietari terrieri si trovarono con situazioni che non corrispondevano più all’ante guerra. La riforma agraria promessa ai soldati nelle trincee era stata archiviata. Molte promesse non furono mantenute e molti presero la strada dell’esilio per ragioni economiche. Anche i giovani rientrati dai campi di battaglia, congedati dalla Forze Armate rimasero orgogliosi di essere stati combattenti, con un orgoglio, ora, impensabile. Ancora negli anni cinquanta, la cerimonia del “4 novembre” aveva un colore cosi forte, dei contenuti cosi concreti da stupire le generazioni nate nel secondo dopo guerra. Quelle generazioni furono protagoniste di uno scorcio di storia fondamentale. Spetta a queste generazioni trarre valori e insegnamenti. Segnali forti ci sono. Solo non possono essere di parte ma devono coinvolgere l’intera società attuale sonnolenta e apatica. Solo nel 1937 fu fondato il Gruppo Alpini di Brendola sulla scia di moltissimi altri comuni. Vi aderirono molti reduci alpini che tennero accesa la fiamma di ideali e di gloria anche nei momenti più bui e dolorosi della seconda guerra mondiale La fondazione fu occasione di festa e di un grande rancio presso la trattoria al Cerro da Nicolato. Diedero adesioni tutti gli Alpini reduci che parteciparono alla tragedia orgogliosi di essere reduci alpini. II primo capogruppo fu Oreste Maran e il segretario fu Attilio Murzio, mutilato di guerra, entrambi del Btg. “Monte Berico”.

PERSONE CITATE NELLE LETTERE DI CORRISPONDENZA CON LA FAMIGLIA

Bisognin Carolina, madre di anni 60
Zimello Scipione, fratello di anni 26
Zimello Teresa, sorella di anni 21
Gaianigo Giuseppe, affittuario del negozio e osteria
Olga, moglie di Gaianigo
Crestan ex fornaio dal Vò, sostituì il lavoro del Zimello per la Soc. elett. SADE
Beltrame Luigi (Gigio),esattore comunale che abitaval’attuale casa Sgolmin Renzo
Pezzato Berto, amico
Bedin Sebastiano (Bastian), amico abitante sotto il castello
Cunico Giuseppe (Bepi Zepe), vicino di casa (falegname)
Bisognin Guerrino, fratello della mamma
Checo Barbiere, barbiere vicino di casa
Pasti (Generale in pensione) abitava nel Villino Leopardi
Arciprete Don Francesco Cecchin, Arciprete di Brendola
Bolzan Oreste (fabbro), cugino e vicin di casa
Bolzan Ida, cugina
Cesira Ferron, vicina di casa
Menotti (medico), fratellastro di Cesira
Ferrari, Proprietario dell’attuale Villa del Vescovo
Bertacco Marco, paesano che abitava in via M.Grappa
Squaquara Giuseppe (Bepi Fuin),cugino, abitava alla Costa
Balbo Giuseppe (Bepi), amico abitava in piazza S.Michele
Fusari Carlo,maestro, abitava in Via Roma
Chiarello Giuseppe (Bepi), cugino, abitava a S.Croce Cervarese

Zerbato Oprandino (sarte), amico, vicino di casa
Le maestre (delle elementari),alcune alloggiavano nella casa Zimello
La bela, era una vecchietta che abitava e accudiva i Bambini dell’Asilo, adiacente alla villa Ferrari (vescova)
Dal Molin, abitante la casa ora Dal Monte Gelindo
Pillon Tonin e Roberto, maestro abitante a S. Valentino
Menego postin, papà della mamma di Gobbo Omero
Bortolo Pierazza, ex proprietario della corte grande di S. Vito
Rossi Giuseppe (Bepi) dal Vò
La Gina, una bambina vicina di casa
Caron – Fossà – Gresele, ex Parroci di Brendola
Ina Beltrame, sorella di Luigi (Gigio)