CONCLUSIONI

Una nuova civiltà sta sorgendo. E questa nuova civiltà é così rivoluzionaria che mette in discussione tutti i punti fermi precedenti. I vecchi modi di pensare, le vecchie formule, i dogmi, le ideologie, non importa quanto acclamati o utili in passato, non si adattano più alla realtà. Il mondo che sta rapidamente emergendo dallo scontro tra nuovi valori e tecnologie, nuove relazioni geopolitiche, nuovi stili di vita e metodi di comunicazione, esige idee e analogie, classificazioni e concetti, totalmente nuovi. Non é possibile stipare il mondo di domani, per ora ancora in embrione, negli angusti cubicoli delle ideologie di ieri. L’alba di questa nuova civiltà costituisce il singolo fattore più esplosivo della nostra storia. Si tratta di un evento di importanza paragonabile a quello della Prima ondata di trasformazioni, avviata 100 mila anni fa dall’invenzione dell’agricoltura, o della grandiosa Seconda ondata, provocata dalla Rivoluzione industriale. Noi siamo i figli della prossima trasformazione, la Terza ondata. L’umanità si trova oggi di fronte a un balzo in avanti di portata inimmaginabile, foriero di rivolgimenti sociali e di ristrutturazioni creative più profonde di quelli avvenuti in passato. Noi, anche senza averne una chiara visione, siamo impegnati a edificare dalle fondamenta una nuova e straordinaria civiltà. Ogni civiltà opera nella e sulla biosfera e riflette o altera la composizione di popolazione e di risorse. Ogni civiltà ha una sua sfera tecnologica caratteristica, una base energetica collegata a un sistema di produzione a sua volta legato a un sistema di distribuzione. Ogni civiltà ha una sua sfera sociologica consistente in istituzioni sociali tra loro correlate. Ogni civiltà ha una sua sfera informativa, canali di comunicazione attraverso cui fluiscono le informazioni necessarie. Ogni civiltà ha una sua sfera di potere. E ogni civiltà ha col mondo esterno una serie di relazioni caratteristiche, di tipo utilitaristico, simbiotico, militante o pacifico. Questa civiltà embrionale della Terza ondata ha un aspetto che lascia speranza, perché tenta di essere coerente e funzionale in termini ecologici e economici ma, se ci pensiamo bene, potrebbe essere migliorata per diventare più giusta e democratica di quanto non sia la nostra civiltà attuale. Questo periodo di transizione che stiamo vivendo è caratterizzato da una estrema frantumazione sociale, da ampie e selvagge oscillazioni economiche, da sconquassi tecnologici, da turbolenze politiche, da violenze, guerre e minacce di guerra. Nel clima attuale i demagoghi e i movimenti autoritari cercheranno di imporsi. Il materiale grezzo fondamentale per la civiltà della Terza ondata, un materiale che non potrà mai esaurirsi, é l’informazione, che comprende anche l’immaginazione. Nessuno sa con precisione che cosa ci riserba il futuro o che cosa funzionerà meglio in una società del Terzo Millennio. Per questo non dovremmo pensare tanto a un’unica riorganizzazione massiccia ed a un’unica trasformazione rivoluzionaria e cataclismica imposta dall’alto, quanto a una serie di migliaia di esperimenti coscienti e decentralizzati che ci permettano di collaudare nuovi modelli di dirigenza politica e nuove forme di sviluppo. In questa logica continuiamo a proporre informazioni, riflessioni e conoscenze. Forse il nostro tenore di vita dipende, più di quanto tendiamo ad ammettere, dalla disponibilità di acqua dolce. Se per qualsiasi motivo i nostri rubinetti smettessero di darci acqua , la nostra routine quotidiana verrebbe completamente sconvolta, la salute verrebbe messa a repentaglio, le fabbriche si fermerebbero, e l’agricoltura dovrebbe affrontare gravi difficoltà. L’intera struttura della società potrebbe vacillare. Già in questi giorni un’inchiesta ha reso ufficiale che tanti cittadini, in particolare nel nord est, sono infelici e scarsamente motivati(Censis). Forse troppi hanno perso il desiderio di trovare spazi, impegni e motivazioni a dedicare la vita per il ben “essere” personale e comunitario. La felicità si trova nel riconoscimento degli altri e nella unicità, insostituibilità del nostro partecipare alla vita. Solo una comunità attenta e costantemente tesa verso il miglioramento di tutti può offrire opportunità adeguate. In breve, se diamo per scontata la disponibilità di acqua dolce, lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Non dobbiamo dimenticare le fatiche e le tribolazioni dei nostri padri per conquistare in un pianeta pieno d’acqua la loro piccola e necessaria quantità di liquido della vita. Con l’arrivo dell’acquedotto questa disponibilità è aumentata a dismisura facendoci perdere il valore della risorsa essenziale, abbiamo cominciato a perdere il senso del risparmio e l’importanza del controllo della qualità. Forse è meglio chiedere una qualità sicura e controllata dell’acqua del nostro acquedotto, un impegno ad evitare l’inquinamento delle falde e la rovina dei pozzi. Tentiamo di costruire un futuro migliore valorizzando e proteggendo le risorse naturali del nostro ecosistema.

Con la storia dell’acquedotto abbiamo ricostruito anche la storia di tanti uomini e di un lungo periodo storico. Al lettore il giudizio sulla bontà e l’intelligenza di tanti amministratori e sul bene comune. I primi passi verso la democrazia sono stati compiuti, ma tanto resta il cammino da percorrere verso una società solidale e partecipativa. Ad ognuno la sua parte di impegno per un paese sempre più a misura dei suoi abitanti; a tutti la speranza che la partecipazione reale trasformi la qualità della vita lasciando speranze in un futuro condivisibile a quanti verranno dopo di noi.

Un ringraziamento a quanti hanno collaborato per realizzare il quaderno.

Un auspicio che l’archivio comunale venga sistemato a dovere in luogo conveniente.