Via Ortigara

Via Ortigara già Via Guarenti. Via Guarenti, congiungeva e congiunge la pianura con il colle. Rivestiva un tempo una notevole importanza, poiché permetteva agli abitanti di Colombara, Grotte, Monterosso e Maraschion, oltre a quelli del Mulino, di raggiungere la Chiesa e viceversa. Per una zona eminentemente agricola come San Valentino, benché servita da osteria, negozio di generi alimentari, fornaio, lattaio… il punto di riferimento per eccellenza, fino agli anni ’50 del secolo concluso, era il Colle Summaripa, con le funzioni religiose, le botteghe, le osterie, il teatro, gli affari. Alla Chiesa c’era la gente del paese, a San Valentino il silenzio amico, ma grande, dei campi. All’inizio, sulla destra si incontravano (e si incontrano ancor oggi) le case dei Marzari. Sono I Marzari, detti Barcaro.
“Storia di famiglia” Marzari Pio (Barcari)
Marzari Adolfo sposa Todesco Libera e ha sei figli. Si stabiliscono nella casa di Via Guarenti e costituiscono una delle famiglie di riferimento: la bella Libera Todesco, con quelle sue figliole sempre sorridenti e “brave come il sole.”
Oggi. Le case Marzari, ristrutturate, sono abitate dai discendenti di Adolfo Marzari. In particolare lì abitano un altro Ettore e sua moglie Imelda Cazzanello con figli e nipoti. Accanto una casa relativamente recente appartiene ad altre due Marzari: Amelia Marzari (scomparsa da non molti anni e sposata a Luigi Nicolato) e Alma Marzari, moglie di Arcangelo Paganin.
Salendo, a destra, ecco la casa dei priari, di Nicoli Franco. Avevano sei figli. La moglie si chiamava Maria ed è andata a Milano. Nella medesima corte abitava Caldonazzo Vittorio. La sua casa passò poi a Muraro Giuseppe, Bepi Biran, da sposare. Ancora qualche decina di metri in salita e si incontra la carrareccia che conduce alla corte dei Biran – Bertone. La prima casa a sinistra era quella di Giovanni Castegnaro (Nani Baldissera) cugino di Bepi Baldissera e Angelo Rezzante: aveva due figlie (una si chiamava Elvira) e un figlio, Giorgio, detto il rosso. Una figlia si è sposata e abita a San Vito. In mezzo abitava Cenghialta detto Bertone, sposato con Maria Birana (Muraro), sorella di Gerolamo Muraro, (Momi Biran) cognato di Elena Birana.
I Biran. La collina in Via Guarenti ospitava alcune famiglie Muraro, di quel ramo della famiglia Muraro distinta col soprannome Biran. Erano lavoratori in proprio: pescatori, barbieri, calzolai, e le relative attività venivano praticate, spesso, dalla stessa persona. Troviamo un altro membro della stessa famiglia in Via Tovo, oggi Via Firenze, calzolaio molto abile; altre quattro famiglie stavano in Via Valle, quattro fratelli: uno barbiere (Silvio), un calzolaio(Attilio) e due pescatori: Domenico e Giuseppe. Quando nel 1927 il Governo fascista obbligò i liberi artigiani all’iscrizione all’albo e alla tassa relativa, i membri della famiglia non praticarono più tutte e tre le attività; ne scelsero una sola.
Nella casa staccata della corte abitavano due sorelle Bedin dette le More; una delle due era sposata a Casolin Aldo, che lavorava in arsenale. Più avanti siamo al lavandaro. Lì sulla curva, a destra, ci sono quattro case a schiera. La prima era di Felice (Ice) Acco , marito di Adele Marzari.
“Storia di famiglia” Nicolato Desiderio e Girolamo
La seconda era di Francesco Nicolato, muratore (Chichi Pacagnei), sposato ad Armida Sambugaro e padre di Neide, Luigi, Silvia, Livio, Giorgio, Sergio e Ivano. Chicchi, Francesco Nicolato aveva una sorella, Adele sposata ad Alfredo Sambugaro. 
La terza era occupata da due coniugi di nome Bijo e Beta. Vi abitarono, negli anni ’50, i De Vecchi, il cui capo-famiglia era un carabiniere a riposo; aveva due figli: un maschio e una femmina, molto bella. Nella stessa casa abitò, in tempi recenti, Bepi Cazzale, Giuseppe Pilotto .
La quarta casa è l’abitazione di Giuseppe Caldonazzo.
I Girotto. Famiglia ricca quella dei Girotto, con terra al sole, villa in campagna e casa in città. La terra ubertosa delle Barbe, i campi che si stendevano da Via Guarenti alla Colombara videro più famiglie occupate nella cura delle zolle e delle piante. L’ultima fu quella dei Castegnaro; ma anche Giuseppe Faccio, con i suoi figli si cimentò nell’opera.
“Storia di famiglia” Faccio Luigi e Giuseppe
Lì era approdato dopo l’esperienza sui campi ai Muraroni, gestiti dai Visonà. Quando se ne andò lasciò il posto a Bepi Baldisera.
Casa Castegnaro. Davanti, di là dalla strada, a sinistra, con accesso sulla curva, ecco la bella abitazione dei Castegnaro, mezzadri dei Girotto.
“Storia di famiglia” Castegnaro
Ne era il “Patriarca” Castegnaro Giuseppe detto Bepi Baldisera, capostipite di una bella e numerosa famiglia. Coniugato a Fornaro Lucia aveva 13 figli: Giuseppe e Lucia ( Bepi e Luzia), Emilia, Isetta, Toni, Cesare, Gino, Lino, Michele, Bepo, Renato, Mario, Venerio, Piero. Si occupavano della fattoria dei Signori Girotto, Antonio e Bernardo, che avevano la villa in Via Ferruccio Marzari.

Un poco più in su, proseguendo per la strada ripida e in salita, sulla destra c’era la casa di Toni Caneva. Questi sposa Caldonazzo Lina.
Oggi. Sulla destra sono sorti altri edifici: quello dei Bedin, i Baghera e quello dove abita Angelin Rigolon, detto Canela, sposato ad Adele Dani detta Sansugaro (dalla Colombara). Metà dell’edificio è dei Rigolon e metà di un signore, Menegheto (Domenico), la cui mamma è una Bisognin; lui viene da Milano.
Più su di 100 metri, sulla destra, altre case abbarbicate alla collina. Qui sorge la casa che era di Bolzan Francesco. L’uomo aveva tre figli:Placidetta, Mario che aveva sposato una ragazza Caldonazzo-Bolzan e Giovanni che faceva il norcino. In epoca relativamente recente vi dimorarono anche la famiglia di Pilotto Giuseppe e quella di Bolzan Giovanni ed Elisabetta.
L’edificio successivo era la casa dei Bolzan-Caldonazzo. I Bolzan e i Caldonazzo vantavano legami di parentela. Lì viveva Nonna Placida Bedin, che, come le sorelle Andreele (vedi sotto) tesseva la tela su telaio di legno. Nonna Placida era la mamma di Luciano Caldonazzo, padre di Giuseppe. Luciano Caldonazzo nasce in questa casa.
Quando Giuseppe sposa Zordan Irene va a vivere in Via Ferruccio Marzari, dove attualmente abita anche il fratello. Poi ritorna ai Guarenti, in Via Ortigara al n.17, nella casa che era stata di Ernesto Rigolon, (o del fratello Emilio) detto Malachia e della famiglia Caneva Antonio sposato a Caldonazzo Lina e, prima ancora, di Caldonazzo Vittorio detto podestà.
Oggi l’intero complesso è abitato da un signore venuto da fuori che possiede dei cavalli e dei cani.
“Storia di famiglia” Caldonazzo Domenico
“Storia di famiglia” Zordan Giuseppe
L’ultima casa della Via, o la prima da chi vi accede da Via Monte Grappa, apparteneva alle Andreele (oggi vi abita Giannino Tamiozzo), cugine di Luciano Giuseppe, Emilio, Vittorio, Teresina Caldonazzo. Erano le sorelle Caldonazzo, figlie di Giacomo Andreela , Giacomo Caldonazzo, figlio di Domenico e Bolzan Maria.

Alle Barbe
Scendendo per Via Dante, la Strada del Cao de là, giunti all’altezza di Contrà Colombara, lo sguardo istintivamente volge dal nastro d’asfalto serpeggiante, all’incombente collina. La terra, che sale, propone un dipinto antico, con paesaggio senza tempo: un terreno pettinato a viti, un laghetto azzurro a mezza costa e una grande casa, elegante e polita, nei suoi sassi bianchi, là in alto.
E’ la terra delle Barbe, la Barba Curta, l’appezzamento più in basso e a sinistra; e la Barba

Lunga, posta a cavalcioni della collina, separata dalla prima da una capezzagna e dalla zona delle fontane. Giacciono sciorinate su un mare di viti, attraversate da limiti in salici e gelsi, da viottole e ruscelli. Il terreno attiguo vanta nomi altrettanto interessanti e strani: Pranogarole, Bassa, Giarete, Pascolon. L’ultima a destra si chiama Fagagne , ai confini con proprietà Zaccaria (affittuari i Cazzanello). Ne erano proprietari i Signori Girotto, che qui ottenevano il vino migliore dei loro possedimenti.
Oggi alle Barbe, in Via Ortigara, sotto le arcate del porticato, vive ed opera Mario Bedin. E il vino? ottimo come un tempo.

Le Andreele
Erano due anziane signore che possedevano una magnifica pianta di giuggiole, una dindolara. In autunno vendevano le giuggiole a bicchieri e i melograni a pezzatura. La loro casa godeva del canto di una fontanella di acqua fresca, in tutte le stagioni, scaturente da vena affiorata poco più in alto. Le sorelle Caldonazzo, le Andreele, erano “livellanti” della Chiesa arcipretale di San Michele di Brendola. Esse versarono all’Arciprete di Brendola la prebenda di Lire 44 fino al 12 dicembre 1947 (da Giuseppe Storato – San Valentino, una contrà-un capitello). Negli ultimi tempi le due donne versavano in grande povertà. 

El Vin Bon
Al “Cao de là” il vino buono è di casa. Famoso, nel tempo, il vino dei Nanini, molto conosciuto e apprezzato quello dei Bisognin; superbo quello degli Acco; impagabile quello dei Zaccaria; delizioso quello delle Barbe… (senza dimenticare quello di Scalchi, di Frigo)
Fen de la Madona
sorgo del Palù
vin del Monte Roso
par quanto che te sérchi
de mejo no’ te gh’in bèchi
“detto di Massimiliano Cocon – Caldonazzo”