LA DIMORA RURALE

Nelle case rurali si riscontrano alcune caratteristiche tipiche (che le differenziano dalle case signorili):
Gli spazi interni sono sempre minimi, niente più di quanto strettamente necessario, evitando qualsiasi spreco nella disposizione dei locali.
Le altezze dei locali non superano i 2,4 m e spesso sono intorno ai 2 m.
 Il rapporto tra le superfici delle finestre e le superfici delle pareti dei locali è il più basso possibile, per evitare dispersione di calore.
Nelle case rurali è presente un locale particolare, la cusina dove la famiglia passava gran parte  del tempo della vita quotidiana; il locale era riscaldato da una “stua”, una stufa a legna che serviva come riscaldamento per tutta la casa.

Caratteristica di rilievo era la concezione della casa come parte di un’unità produttiva; nelle antiche dimore c’era una stretta connessione tra l’abitazione e gli edifici destinati al lavoro, all’allevamento e all’agricoltura, che erano considerate fonti primarie di sussistenza.
Caso concreto che testimonia tale concezione era la “casa agricola a corte”.
Questi criteri di architettura rurale subivano gli influssi della storia e della cultura popolare di altre terre, che venivano importate da coloro i quali erano obbligati a emigrare in cerca di lavoro e che mantenevano rapporti con il paese.
Le piccole dimore rurali della campagna e della collina, isolate o riunite in contrà, hanno una struttura pressoché costante.
Questa ” apertura ” della casa rurale verso il paesaggio (in sostanza la casa ne fa parte anche perché è fatta di parti fisiche di paesaggio) è rimarcata proprio dall’assenza (per lo più) di recinzioni.