LA STORIA DI VILLA PIOVENE

Villa Piovene è una delle bellezze architettoniche della Provincia di Vicenza; di averla nel proprio territorio, Brendola può esserne senza dubbio fiera.
Il Cevese, nelle pagine dedicate al nostro Comune, la presenta per prima e di essa afferma “luminosa più delle altre s’allunga la villa dei Piovene a mezza costa…”.
Lo stabile ha subito nel tempo numerosi passaggi di proprietà, fino all’attuale: la Parrocchia di S.Michele, che dal 1964 ha qui trasferito la Scuola Materna.
L’ampliamento e la sistemazione, che portarono la villa al massimo splendore ed al pieno utilizzo, furono commissionati dalla famiglia Piovene e realizzati dall’architetto Giovanni Miglioranza.
Il documento più antico, che attesta la presenza di un edificio nello stesso luogo ove oggi troviamo Villa Piovene, risale all’età napoleonica: è in quest’epoca, infatti, che si procede al primo censimento di tutte le proprietà. Si tratta della Mappa d’Avviso del Comune di Brendola, eseguita dal perito operatore Lunardo Scaldaferro, destinato dalla Commissione Censuaria Dipartimentale del Bacchiglione, terminata il 24 Dicembre 1809. In essa, al numero 672, è segnato un fabbricato inserito in campi: più precisamente, nel Sommarione allegato alla mappa, si parla di una “grande casa abitata ” con annessa barchessa, stalla per cavalli e camere e, poco lontano, di una “corte con casa d’affittuari e con stalla da boarie”. La proprietà di questi immobili è attribuita a Cappellari Ignazio del fu Antonio.
Quando la villa è divenuta proprietà della Famiglia Piovene? La risposta ci viene documentata da un altro fondamentale documento: il libro delle Mappe del Catasto Austriaco datato 1834: al foglio V del Comune di Brendola, troviamo che la proprietà degli stessi immobili è registrata a nome di Piovene nobile Antonio di Felice.
Nella sintetica descrizione, si parla già di ” casa di villeggiatura”, circondata da “arativi, orti e arativo arborato in colle….”.
Come si sia giunti al passaggio di proprietà, ci viene chiarito dalla lettura di una petizione allegata ai documenti catastali, in cui si attesta che Piovene Antonio fu Felice è il “nuovo proprietario di tutta la partita” che prima era di Cappellari Elisabetta fu Ignazio, moglie di Piovene Felice, che ne risulta proprietaria dal 1814.
Nel libro degli Estimi esiste, infatti, una registrazione notarile in tale data che attesta il passaggio di parte delle proprietà di Cappellari Ignazio alla figlia Cappellari Elisabetta, moglie di Piovene Felice.
Quest’ultimo è indicato come il capostipite della nobile Famiglia Piovene del ramo di S. Faustino di Vicenza , sia nelle ” Memorie genealogiche delle famiglie vicentine” di V. Gonzati che nei “Memorabili” di G. Da Schio. Dalla lettura di questi manoscritti ricaviamo che Felice Piovene ebbe il titolo di nobiltà dal governo austriaco il 5 Maggio 1820, che fu in seguito per lunghi anni cancelliere del Tribunale di Vicenza e che per questo incarico ottenne stima e meriti per tutta la famiglia.
Troviamo inoltre annotato che “possedeva beni in Brendola “e che era sposato con “Bettina Cappellari, donna assai ben provveduta di beni di fortuna”; da quest’unione ebbe un unico figlio: Antonio.
Si tratta di quel Piovene Antonio, avvocato, che, ricevuta quindi la proprietà dalla madre, amplierà ulteriormente la villa e la porterà al massimo splendore. Il suo importante intervento sulle strutture dell’edificio è confermato da un’iscrizione leggibile sul frontone della facciata della villa, dove si trovano anche lo stemma ed il motto dei Piovene: “Iustizia et honor”. In essa si dice: “Antonio de Pluvenis – Felicis filius – ampliavit et restauravit – Anno Domini MDCCCXXVI”.
Un’ulteriore fonte, che convalida il fondamentale intervento di Antonio Piovene, è il Morsolin; egli afferma che alla dimora nulla “d’incomodo alle nuove costumanze” manca e che vi erano stati introdotti miglioramenti e ampliamenti che soddisfacevano “gli agi della vita” e ” le esigenze del bello”.
Più avanti, aggiunge ” modesta da prima divenne per cura di lui una villa veramente signorile”, cui mancava un’unica cosa: l’acqua perenne. Chi provvederà a soddisfare quest’importantissima necessità sarà il figlio Conte Felice; questi, infatti, abiterà più stabilmente la villa, con la moglie Contessina Adele Sartori, di cui Morsolin ricorda “la squisita coltura …..in mirabile accordo alla rara gentilezza de’modi”. Precisa inoltre che essi fecero della loro residenza un luogo celebre ” per l’ospitalità de’ signori, … spesso ritrovo di elette brigate”.
La realizzazione di un accordo tra il Comune di Brendola e le famiglie interessate: Piovene, Fogaroli, Maluta e Cita per incanalare le acque del Lavo è auspicata dallo stesso Morsolin, che vede nella mancanza dell’acqua una grave carenza per un’adeguata valorizzazione delle proprietà.
Un libretto celebrativo pubblicato il 22 giugno 1892, nel secondo anniversario della inaugurazione dell’acquedotto in Brendola, riconosce il grande merito di quest’opera all’ingegno del” Signor Conte Felice comm. Piovene, sindaco intelligente operoso che compiendo un antico voto raccolse condusse e distribuì a sue spese l’acqua saluberrima del Lavo”.
La valorizzazione e l’importanza della villa sono quindi strettamente legate alla Famiglia Piovene, cui si deve l’attuale denominazione; i successivi passaggi di proprietà non hanno infatti lasciato segni significativi fino al momento della divisione in proprietà Girotto e Parrocchia di S.Michele.

BIBLIOGRAFIA:

Cevese R. , Ville della provincia di Vicenza, Milano 1971
Mazzotti G. , La villa veneta, Treviso 1952
Morsolin B. , Brendola, ricordi storici, Vicenza 1879.

FONTI ARTISTICHE:

Archivio di Stato di Vicenza: Libro degli Estimi, Mappa d’Avviso del Comune di Brendola 1809, Mappe catasto austriaco di Brendola foglio V, Atti catastali.
Biblioteca Bertoliana Vicenza: Gonzati V. “Memorie Famiglie Vicentine”; Da Schio G. ” Memorabili”.