CENNI STORICI SULLA PRIMA META’ DEL ‘900

Il novecento si apre all’ insegna di forti contrasti. Da una parte le grandi invenzioni scientifiche e tecnologiche segnano notevoli progressi in tutti i settori, da quello civile-sociale a quello economico-politico.
Uomini e donne, impegnati nell’emancipazione sociale e nell’abbellimento delle città e delle case alimentano l’utopia del trionfo della luce sulle tenebre dell’ignoranza e della povertà. E il periodo della Belle Epoque, carica di ottimismo e di ingenua fiducia nel futuro.
Nuove tecnologie rivoluzionano il modo di vivere: i primi transatlantici attraversano l’oceano, aerei e dirigibili solcano il cielo, le linee ferroviarie si ampliano. Nuovi mezzi come il telefono e il telegrafo agevolano le comunicazioni, la fotografia e il cinematografo forniscono alle masse un sempre più vasto repertorio di immagini. Grazie all’elettricità, si comincia ad illuminare le strade le case.
Migliorano le condizioni igieniche e, grazie ai progressi della medicina, vengono sconfitte gravi malattie. Anche in Italia si segue il passo dei tempi: decolla l’industria, dapprima il settore tessile, poi il meccanico, il siderurgico, l’idroelettrico e l’automobilistico. L’effetto di ciò è l’urbanizzazione e l’aumento della popolazione.
Con l’industrializzazione si delineano anche i primi aspetti della società di massa. Mentre prima soltanto gruppi ristretti privilegiati erano depositari della cultura e della politica, ora il novecento vede sempre più protagoniste le grandi masse della popolazione.
Sul piano economico e sociale, non tutti godono, però, degli stessi benefici. Migliorano le condizioni della borghesia, ma per gli operai ed i contadini la vita continua ad essere molto dura.
L’ultimo decennio dell’ottocento e’ caratterizzato da forti tensioni sociali. Il governo Crispi accentua il protezionismo per favorire l’industria nascente; ne consegue la crisi dell’agricoltura e poi il rincaro del pane e dei generi di prima necessità. Ciò determina un forte malcontento che esplode in agitazioni operaie e contadine. Crescono le organizzazioni sindacali e nasce il Partito dei Lavoratori italiani poi diventato Partito Socialista italiano.
Di fronte ai conflitti sociali il governo usa metodi autoritari che culminano nella repressione violenta del 6 maggio 1898 a Milano, dove l’esercito prende a cannonate i manifestanti, provocando 80 morti e centinaia di feriti.
All’inizio del novecento, i lavoratori delle campagne e delle fabbriche continuano ad essere pesantemente sfruttati e vivono in miseria; per sfuggire a tali condizioni, milioni di Italiani emigrano in cerca di lavoro e di una speranza di vita migliore. ( l’apice dell’emigrazione si raggiungerà tra il 1946 e il 1956).
Durante l’età giolittiana vengono promulgate importanti riforme che migliorano le condizioni dei lavoratori: leggi sulla previdenza, sugli infortuni, sull’invalidità e vecchiaia, limitazioni all’orario di lavoro ed infine viene approvato il suffragio universale maschile (1913).
Politicamente l’Europa è una “polveriera” pronta ad esplodere: Germania e Gran Bretagna si contendono la supremazia sui mari e sulle colonie; Austria , Russia ed Impero turco lottano per imporre la loro egemonia sull’area balcanica; in Francia si agita il “revanchismo”, cioè il movimento di rivincita sulla Germania per la sconfitta del 1870; in Italia l’irredentismo che rivendica Trento e Trieste.
Molte nazionalità oppresse sono impazienti di liberarsi dalla dominazione russa o austriaca. Si attua pertanto una corsa agli armamenti e si stringono legami militari. L’Italia è alleata con la Germania e l’Austria nella Triplice Alleanza; Russia, Francia e Inghilterra sono unite nella Triplice Intesa.
Molti in Europa sono convinti che la guerra sia l’unico strumento capace di eliminare i più deboli e far trionfare gli individui superiori: militarismo e razzismo si coniugano insieme nella nascente ideologia nazionalista.
Da quella scintilla che è stata l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando, esplode l’incendio della prima guerra mondiale, “la grande guerra”, un conflitto dalle dimensioni senza precedenti, mondiale perché tutto il mondo ne è coinvolto e di massa perché milioni di uomini sono chiamati a combattere su vari fronti.
Scoppiata nel 1914, da guerra lampo si trasforma rapidamente in guerra di posizione, trascinandosi fino al 1918 e lasciandosi alle spalle 6 milioni di vittime e terribili distruzioni. Ricordiamo come atto di omaggio verso la nostra città, il contributo di primo piano dato dalla provincia di Vicenza , teatro di sanguinosi combattimenti ed insignita della Croce al Merito di guerra italiana e della Croce di guerra francese.
L’Italia esce vittoriosa dalla guerra, ma è attraversata da una gravissima crisi economica: la disoccupazione, il ritorno dei reduci, l’aumento dei prezzi, la riconversione dalla produzione bellica.
Forti tensioni agitano il paese: occupazioni di terre da parte dei contadini a cui era stata fatta la promessa della riforma agraria; nel nord scioperi degli operai che chiedono aumenti salariali. Politicamente si fronteggiano i Liberali, i Socialisti, i Popolari di ispirazione cattolica. I primi stanno perdendo il loro tradizionale predominio in Parlamento; Socialisti e Popolari ottengono una brillante affermazione nelle elezioni del 1919. Tuttavia, la forte divisione interna ed esterna fra i due partiti impedisce loro di assumere un ruolo di guida.
In tale incertezza, si afferma il movimento fascista capeggiato da Benito Mussolini che, valorizzando la vittoria italiana, fa leva sulle paure della piccola e media borghesia e difende gli interessi dei proprietari terrieri e degli industriali, usando la violenza delle “squadracce” contro gli avversari. Di fronte alla debolezza del governo liberale, il Fascismo si rafforza fino ad ottenere il potere, il 28 ottobre 1922. (Il Fascismo resterà al potere per un ventennio)
Nel 1925 l’Italia si trasforma in una dittatura con l’abolizione dei partiti di opposizione, della libertà di stampa e di associazione, il parlamento perde ogni potere, sostituito dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il paese è controllato dalla milizia fascista.
Il fascismo usa come mezzo di affermazione la propaganda, attraverso la radio, la stampa e il cinema: l’Italia deve incarnare il mito di Roma imperiale, di cui usa simboli e terminologia.
In ogni paese gli squadristi, nella loro camicia nera, pantaloni alla zuava, stivali ed immancabile fez in testa, addestrano i ragazzi al servizio premilitare; bambini e bambine in età scolare sono inquadrati, con la classica divisa, per il saggio ginnico in piazza.
Collocati d’autorità dal Prefetto, gestiscono il potere locale i Podestà, spesso circondati da gente senza scrupoli che piega la volontà del popolo a suon di manganellate o con olio di ricino.
Il regime opera in modo da controllare tutte le fasce d’età: con le associazioni giovanili (figli della lupa, balilla, avanguardisti, giovani fascisti), col dopolavoro che organizza il tempo libero e con l’obbligo di iscrizione al partito (chi non ha la tessera rischia in molti casi di perdere il lavoro).
Nell’economia il fascismo segue dapprima la politica liberista e pone fine alle agitazioni abolendo il diritto di sciopero. In agricoltura cerca di sviluppare la produzione promuovendo la battaglia del grano ed attuando piani di bonifica dei terreni paludosi. Dopo la crisi del 1929, il fascismo lega più strettamente l’industria allo stato; vengono istituiti l’IRI, l’AGIP ed enti mutualistici come l’INPS e L’INAM. Dal sistema liberista si passa ad un rigido protezionismo.
Anche in Germania la crisi del dopoguerra vede l’ascesa di un regime totalitario, il nazismo, guidato da Adolf Hitler, caratterizzato da acceso nazionalismo e forte militarismo. Italia e Germania si accordano nell’Asse Roma-Berlino(1936) poi nel Patto d’acciaio(1939) in cui si impegnano ad aderire in ogni iniziativa militare dell’alleato.
Dopo una serie di interventi espansionistici, l’invasione della Polonia, da parte della Germania, provoca la dichiarazione di guerra della Francia e della Gran Bretagna; da qui lo scoppio della seconda guerra mondiale e lo schieramento dell’intera Europa.
L’Italia entra in guerra a fianco della Germania, nel giugno del 1940; con un tragico errore di valutazione, le truppe italiane vengono mandate allo sbaraglio in Grecia, in Iugoslavia, in Russia e nel Nordafrica, con armi ed equipaggiamento inadeguati.
La guerra per l’Italia prende una piega ancor più tragica dopo il 25 luglio 1943 (caduta del fascismo) e l’armistizio dell’8 settembre. A nord si costituisce la Repubblica di Salò, con a capo Mussolini, sostenuto dai tedeschi; a sud il Regno d’Italia col governo Badoglio ed il sostegno degli Anglo-Americani. Ma, dopo l’armistizio si apre il periodo più drammatico per l’Italia: le truppe tedesche occupano militarmente l’Italia; il re e il governo Badoglio fuggono a Brindisi sotto la protezione degli alleati, sbarcati in Sicilia il 9 luglio 1943. L’esercito italiano è lasciato senza direttive e i nazisti deportano in Germania moltissimi dei nostri soldati.
Alla fine di settembre del 1943, in quattro giornate, Napoli insorge e caccia i tedeschi dalla città; quando arrivano gli alleati, la trovano già liberata. Da Napoli gli alleati avanzano nell’Italia centrale, ma restano bloccati per sei mesi a Cassino, lungo la linea Gustav. Badoglio, nell’aprile del 1944, forma a Salerno un governo di cui fanno parte tutti i partiti confluiti nel Comitato di Liberazione Nazionale e dichiara guerra alla Germania.
Nell’Italia occupata dai nazisti, si organizza la resistenza armata dei partigiani contro tedeschi e fascisti, che rispondono con rappresaglie, rastrellamenti e deportazioni. Gli alleati entrano in Roma il 4 giugno 1944 e liberano Firenze l’11 agosto, ma poi, per altri lunghi mesi si attestano sull’Appennino tosco-emiliano (la linea gotica).
Gli ultimi mesi di guerra sono durissimi e riducono allo stremo il nord Italia, sottoposto a devastanti bombardamenti. Il 25 aprile 1945 le forze coordinate del CLN e dell’esercito alleato occupano vittoriosamente tutte le grandi città del nord: questo giorno viene celebrato come anniversario della Liberazione.
La seconda guerra mondiale è stata una guerra totale che ha coinvolto militari e civili, ha visto l’impiego di armi terrificanti, compresa la bomba atomica; popoli interi sono stati sterminati, in particolare gli Ebrei, moltitudini incalcolabili di civili, di prigionieri, di oppositori sono state deportate, città intere sono state rase al suolo.
Dopo questa guerra, il centro della politica mondiale non è più l’Europa, ma le due potenze vincitrici: gli Stati uniti e l’Unione Sovietica.
Sopravvive il totalitarismo comunista dell’URSS con un’economia di stato che si contrappone a quella democratica liberista degli Stati Uniti.
Nella conferenza di Yalta (febbraio 1945) e poi nei trattati successivi, Stati Uniti, Gran Bretagna, URSS stabiliscono una divisione dell’Europa in due aree: una orientale sotto l’influenza dell’Unione Sovietica ed una occidentale sotto l’influenza degli Stati Uniti.
Questi due raggruppamenti territoriali diventano ben presto due blocchi contrapposti tra cui si alza un muro di ostilità e di in comunicabilità, si crea un conflitto permanente combattuto con la propaganda e la corsa agli armamenti. E il periodo della guerra fredda che si supererà soltanto negli anni sessanta.
L’Italia , nel dopoguerra, deve affrontare una situazione drammatica: il paese è dissestato.
Nel dicembre del 1945 è a capo del governo Alcide De Gasperi, che stipula accordi di pace con i vincitori e riforma la politica italiana.
Il 2 giugno 1946 viene indetto un referendum istituzionale ( con suffragio universale maschile e femminile) in cui gli Italiani sono chiamati a scegliere tra la forma repubblicana e quella monarchica. Nasce in quella data la nostra repubblica.
Nello stesso giorno gli Italiani eleggono anche i deputati dell’Assemblea Costituente che assumono il compito di redigere la Costituzione democratica della Repubblica Italiana (in vigore dal l’1 gennaio 1948).
Per favorire la ripresa economica dell’Europa ed insieme evitare un’altra crisi , gli Stati Uniti attuano il Piano Marshall, un programma di aiuti ed investimenti economici. Successivamente, consolidano anche militarmente l’alleanza con l’Europa occidentale nel Patto Atlantico (la NATO),nel 1949.
Il progetto di aiuti e prestiti contribuisce efficacemente alla ripresa dei paesi sconvolti dalla guerra.
Politicamente, in quegli anni, in Italia, si rompe la collaborazione tra i partiti che avevano partecipato alla Resistenza; in particolare, lo scontro si fa aspro tra le Sinistre e la Democrazia Cristiana.
Nel 1948 si riconferma il governo De Gasperi che porta il paese fuori dall’emergenza post-bellica e dà inizio alla ricostruzione economica e sociale, attraverso un costante progresso che culminerà negli anni del “miracolo economico.”
Questo sviluppo segue la ripresa dell’economia occidentale grazie al piano Marshall, ma è favorito anche da fattori specificamente italiani:
1) la politica liberista
2) la maggior disponibilità di energia elettrica
3) l’intraprendenza degli imprenditori
4) i bassi salari degli operai
5) l’invenzione della plastica da parte del premio Nobel Giulio Natta (1954).
Altissimi sono i costi sociali degli anni della Ricostruzione: gli imprenditori ottengono dal governo la libertà di licenziamento e pagano gli operai con i salari più bassi d’Europa.
Povertà e disoccupazione sono l’altra faccia della medaglia . Forti malcontenti si esprimono in agitazioni e scioperi che più di una volta vengono repressi violentemente dalla Celere, un nuovo corpo di polizia creato per mantenere l’ordine.
La risposta dei più disagiati è ancora una volta l’enorme flusso migratorio che raggiunge in quegli anni le punte più elevate.