SIAMO IN EPOCA FASCISTA

 

TEOGNIDE:

Non si potrà mai sapere se uno ti è amico od ostile se non lo metti alla prova in una situazione seria

 

Nel febbraio del 1923 diventa sindaco Castiglion Marco, che rimarrà fino al 19 gennaio 1925. Siamo praticamente in epoca fascista e registriamo la deliberazione successiva.

Provincia di Vicenza                                           Circondario di Vicenza

VERBALE DI DELIBERAZIONE

Del Consiglio Comunale di Brendola

L’anno millenovecentoventitre e il giorno 6 del mese di Agosto

in Municipio il consiglio comunale presieduto dal Sig.

Castiglion Marco, sindaco

e con l’intervento del sottoscritto segretario si è riunito in seduta straordinaria

di prima convocazione dietro invito

notificato a tutti i consiglieri a norma di legge

Presenti i Consiglieri i Signori:

  1. Castiglion Marco fu Francesco

  2. Beltrame Giuseppe di Filippo

  3. Brendolan Giovanni di Pietro

  4. Brendolan Leonardo di Gaetano

  5. Guarda Antonio di Biagio

  6. Rossi Ing. Giuseppe di Ottaviano

  7. Paganin Luigi fu Francesco

  8. Biasin Vittorio fu Vittorio

  9. Calori Vittorio di Angelo

  10. Maffei dott. Filippo fu Filippo

  11. Storato Giuseppe di Luigi

  12. Refosco Girolamo di Francesco

  13. Bertacco Marco di Agostino

  14. Mistrotigo Marcellino fu Basilio

  15. Zadra Angelo di Bortolo

  16. Balbo Antonio fu Giovanni

  17. apitanio Domenico fu Giovanni

  18. Ziggiotto Pellegrino fu Luciano

  19. Maran Vittorio di Luciano

  20. Tassoni prof. Mario di Luigi

Il Signor Presidente riconosciuta legale l’adunanza dichiarò aperta la seduta invitando

Il Consiglio a deliberare sul seguente

OGGETTO

Proposta di massima per alienazione fabbricato comunale con sede ambulatorio ed alloggio gratuito del Medico Comunale e conseguente acquisto di un fabbricato con corte situato in località Cerro di proprietà Tassoni.

Il 27 novembre 1923 per incarico dell’amministrazione comunale l’ing. Giuseppe Rossi effettua una perizia giurata sui beni descritti in mappa Sez A foglio VII 860 – 859 – 871 allibrati alla ditta Tassoni Mario di Luigi. La motivazione è legata alla decisione dell’Amministrazione Comunale di acquistare gli immobili suddetti dal momento che la popolazione scolastica ha già riempito la scuola costruita appositamente vicino alla sede comunale e sta occupando il piano terra e parte del secondo del Municipio. Non bastasse esistono problemi di sorveglianza degli alunni, anche in considerazione che alcune classi sono collocate in un locale alla Chiesa ed il direttore didattico ritiene la situazione insostenibile. A questo stato di cose si aggiungono le lamentele del paese per la scomodità dell’ambulatorio medico. Pertanto gli immobili del Tassoni al Cerro si adattano benissimo a diventare sede municipale ed eventualmente la casa del medico. Il fabbricato da stimare è situato nella parte più centrale del paese e fronteggia un quintivio di strade che da ogni contrada convergono al Cerro, fa da degno sfondo al monumento ai caduti eretto dai Brendolani, perché fin da allora si era manifestato il desiderio di formare in quel luogo un centro. Il complesso comprende

  1. la sede dell’attuale ufficio postale, composta di cucina ed retrocucina, due stanze da letto, un cesso ed una stanza, ora disabitata al secondo piano del corpo che ha l’ufficio a pianoterra
  2. un loggiato a due piani con 5 stanze
  3. tre casette coloniche a due piani con n° 8 stanze e due porcili in muratura, il tutto in mappa contraddistinta col mappale n° 859 fabbricato urbano di piani 3 vani 17 col reddito di lire 379.00
  4. una ghiacciaia di recente costruzione a tramontana di detto fabbricato contraddistinta in mappa col n° 860 di piani 1 vani 2 col reddito di lire 49
  5. un pezzo di vigneto descritto in mappa col n° 871 di area 8.10 colla rendita di lire 824

Analisi di stima

Ufficio postale con alloggio di recente costruzione, coperto in coppi, con pavimento in piastrelle di cemento e serramenti in ottimo stato. Esso comprende una stanza ad uso ufficio di metri 6,7 x 4,75 con altezza di metri 3,90 con intonaci in buono stato; sopra la detta una stanza corrispondente di 4 metri di altezza e sopra ancora stanza di 3 metri di altezza entrambe con intonaci nuovi e serramenti in ottimo stato, illuminate entrambe da finestra posta a mezzodì ed una verso ponente. La cucina ha l’entrata dalla strada comunale della Chiesa e per mezzo di una porta di servizio comunica con l’ufficio postale, serramenti ed intonaci in buono stato, misura 9,4 x 5,2 con l’altezza di metri 3,60 illuminata da finestra verso strada e dal raggio della porta di entrata che è provvista anche di antiporta a vetri. Dietro c’è il retrocucina con lavandino illuminato da una finestra verso strada delle misure di 2,8 x 2,7 dell’altezza di metri 3,60. Tutte le finestre di dette stanze hanno le seguenti dimensioni metri 1 x 1,80. Per accedere al primo piano che comunica poi con la camera sopra l’ufficio vi è una scala in legno molto comoda provvista di parè fine in legno, che diventa in forato al primo piano isolando così il vano scala che resta illuminato da una finestra frontale, sopra la cucina vi è una stanza da letto alta metri 3,90 e dietro a questa un cesso. Il coperto, di recente costruzione , così pure gli intonaci esterni ben conservati, il prospetto in perfetto stile settecentesco, detto fabbricato si valuta a lire 29 al mc. vuoto per pieno.

Il loggiato è a due piani in rilevato e dà un maestoso aspetto alla costruzione che si collega con la prima, con due ordini di colonnati di cinque arcate, la prima di sei quella al piano superiore. L’altezza dei piani è pressoché uguale essendo di metri 4,60 il primo, di metri 3,90 il secondo misurato sotto le catene, la lunghezza effettiva è di 14 metri, la larghezza è di metri 4,90. Nella parte posteriore al pianoterra, rialzato di un metro per vincere il dislivello verso la ghiacciaia ed evitare in parte l’umidità, vi sono tre stanze due delle quali sono ora affittate all’ufficiale postale che vi ha un tinello ed una cantina delle seguenti dimensioni metri 4,40 x 4 con un’altezza di 3,80 che completano così detto alloggio, mentre l’altra è un’immensa cucina di metri 9,30 x 8 alta metri 3,80; di dette due stanze verso il loggiato sono illuminate da tre finestre due nel tinello ed una nella cucina che è provvista di una porta che dà sotto il loggiato, a tramontana la cantina come la cucina hanno una sola finestra. Dalla cucina per mezzo di una scala in legno molto ripida si accede al primo piano che è alla stessa altezza della loggia superiore; qui vi sono due immensi stanzoni corrispondenti di metri 3,90 di altezza illuminati da tre finestre ed una porta verso il loggiato e da due corrispondenti a tramontana, la stanza sopra la cucina è illuminata da due finestre che vanno sopra il tetto delle casette coloniche. I muri sul davanti e di mezzo sono in perfetto stato, mentre un muro verso ponente, cioè verso l’abitazione dell’ufficiale postale che è enorme di spessore non è se non un ingombrante accumulo di materiale mezzo diroccato che all’epoca della ricostruzione non si capisce come sia stato lasciato in piedi; così pure in cattivo stato e quello a tramontana presentando due fessure; certi che per queste basterebbe soltanto un buon intonaco esterno. Il coperto invece è in buono stato agli effetti della presente stima si valuta in lire 14 al mc. Vuoto per pieno.

Corpo formato da case coloniche con coperto nuovo e muri in buono stato, intonaci grezzi, serramenti in disordine; servono ad alloggiare tre famiglie ; da ogni cucina per mezzo di una scala a pioli si accede al piano superiore avendo ciascuna famiglia due stanze, mentre la cantina ed il granaio in comune cascano la prima con la cucina del loggiato ed il secondo con l’esterno per mezzo di scale in pietra. Il corpo più importante è di metri 17,50 x 7,50 per 6,60 di altezza mentre una parte forma un corpo avanzato raggiungendo la linea della loggia con le seguenti misure 6,90 x 8 per un’altezza di 4,90 in gronda

A mattina della terza casetta in linea di tramontana si trovano due porcili in muratura in ottime condizioni delle seguenti misure metri 4,50 x 2,70 per 3 metri di altezza in gronda. Tutto questo corpo si valuta in 16 lire mc vuoto per pieno.

La ghiacciaia costruita in cotto e posta a tramontana dei fabbricati è provvista di due vani per la perfetta tenuta del calore e di un piccolo corridoio che serviva dalla villa Piovene, proprietario del fondo e di tutti fabbricati; detta ghiacciaia serve sempre al Comune di Brendola il quale paga un canone fisso ai legittimi proprietari ed è quindi utile per il paese non aver più da temere aumenti. Essa è capace di mc 110 di ghiaccio ed è ricoperta da un forte strato di terreno erborato.

Il vigneto di 810 metri quadrati è dotato di tre filari di viti in buono stato ed ha la prerogativa di aver una fronte di metri 40 verso la strada Comunale Militare che conduce ad Arcugnano, pianeggiante in modo che può essere facilmente adibita come area fabbricabile. Stima lire due al mq. Per concludere il valore degli immobili descritti è di sessantanovemila lire. Perizia giurata.

Nell’anno 1923 abbiamo una spesa di 1201, 50 lire per
Riparazione pompa del Vò ad Angelo Bonato lire 25
Riparazione pompa via Goia a Faggionato Gialindo lire 40
Riparazione pozzi Valle e Costa lire a Baldato Angelo lire 561
Riparazione pozzo S.Vito a Medini Adolfo lire 300
Materiale riparazione a Ziggiotto Pellegrino lire 190
Trasporto tubi a Mantoan Valentino lire 85

L’interesse per l’acqua sembra sparito e le richieste sono orientate verso nuove necessità. Arriva in data 26 marzo 1923 una lettera all’amministrazione di questo tenore:

“ I sottoscritti espongono all’amministrazione quanto segue. Visto che nella località di Vò non badando a spese, si procede alacremente e con ampiezza a lavori per il restauro dell’edificio scolastico, (attualmente l’edificio, posto in piazza Leonardo Da Vinci) compresi che anche la popolazione di S.Vito gode eguali diritti pagando anch’essa le tasse e sopratasse richieste, stanchi d’essere continuamente delusi nei loro legittimi desideri, in pieno accordo dichiarano che se per l’anno 1924 l’edificio scolastico, da anni progettato ed ogni anno rimandato ( il terreno era stato acquistato da Giovanni Brendolan nel 1915 per 777 lire) non sarà un fatto compiuto nessuno dei sottoscritti manderà i propri figli alla Pubblica Istruzione nell’attuale locale in condizioni edilizie poco sicure, umido privo dei gabinetti . Confidano che l’amministrazione darà loro intera soddisfazione sollecitando provvedimenti.” Le firme sono di tutto S.Vito. La scuola di S. Vito aveva 38 alunni nella prima classe che frequentavano di pomeriggio e 57 alunni nella 2 e 3 classe nel turno mattutino.

Il progetto prevedeva una superficie di 44,46 mq che il provveditore in base alla legge consigliò di portare a 56 mq. La scuola fu costruita nel 1930, su progetto di Rossi ing. Giuseppe, dall’impresa edile Nicolato Luigi fu Francesco di Brendola e costò 46 milioni e 633 mila lire. Nell’aprile del 1924 una delibera comunale approva le spese di viaggio del sindaco Marco Castiglion e dell’assessore Paganin Luigi a Roma in occasione del V° anniversario della fondazione del fascismo. Ma la vita dell’amministrazione è in continuo fermento con la minaccia di dimissioni del sindaco e gli scontri tra le varie fazioni.

Nel gennaio del 1925 arriva il commissario Prefettizio Vigolo Giacomo che resterà fino al maggio del 1926.

Il 19 dicembre 1925 il commissario prefettizio assistito dal segretario Balbo, viste le disposizioni governative che istituiscono l’obbligo del Saluto Romano, ritenuto che tale saluto è fiera espressione di civile contegno e forma leale di gerarchico scambio, considerato che tale saluto è magnifico simbolo del nuovo regime, che dal glorioso passato trae ispirazione, energia e volontà per guidare la Patria ai più alti destini.


determina

è obbligatorio il saluto romano in questo comune.

In data 6 maggio 1926 con decreto regio n° 760 sarà abolita la carica elettiva di sindaco per lasciare posto al podestà, nominato direttamente dal prefetto. Il primo podestà sarà Giovanni Brendolan.

Il 22 dicembre 1925 viene pubblicato il decreto vescovile di costituzione della parrocchia di S.Stefano di Vò e in data 29 gennaio 1926, in Municipio alla presenza di Vigolo Giacomo commissario prefettizio, i capi famiglia di S.Michele decidono di costruire la nuova Chiesa al Cerro. La guerra dell’arciprete non era perduta, anche se aveva dovuto rinunciare alla frazione Vò e al sostegno della famiglia Rossi.

Gioventù Italiana Littorio

Nell’anno 1927 abbiamo la deliberazione del podestà Brendolan Giovanni in merito all’acquisto dell’attuale sede municipale.

Provincia di Vicenza Circondario di Vicenza

Comune di BRENDOLA

VERBALE DI DELIBERAZIONE

Del PODESTA’

L’anno millenovecentoventisette ed il giorno 5 del mese di Agosto in Municipio il podestà Sig. Brendolan Giovanni assistito dal Segretario Comunale sig. Balbo Vittorio ha emesso la seguente deliberazione:

Veduta la deliberazione in data 29/01/1924 n° 21 con la quale il Consiglio Comunale di Brendola soddisfando un antico voto della popolazione di avere la sede Municipale nel luogo centrale del paese, deliberava l’acquisto del fabbricato sito in via Cero di proprietà Tassoni, con annesso appezzamento di terreno;

Ritenuto che detto acquisto presenta anche il vantaggio di evitare al Comune la costruzione di un nuovo edificio scolastico, che si rende ormai necessario per il continuo aumento della popolazione; visto che l’attuale sede Municipale si presta benissimo a tale scopo e presenta le comodità di essere in vicinanza alla scuola del centro;

ritenuto che la spesa necessaria per far fronte a detto acquisto ammonta a L. 69.000, in base a perizia giurata dell’Ing. Giuseppe Rossi, ma che in conseguenza di privati abboccamenti col venditore è diminuito a L. 60.000; che per non lasciarsi sfuggire l’occasione propizia L’Amministrazione Comunale si è trovata nella necessità di stipulare un contratto preliminare d’acquisto, anticipando la somma di lire 20.000 a titolo di anticipo di pagamento e lire 3.00 per spese di registrazione;

che pertanto all’aumentare della spesa d’acquisto dovranno aggiungersi circa lire 5.000 di interessi sulle venti anticipate più lire 5.000 per spese di registrazione, l’ammontare complessivo d’acquisto ascenderà a circa lire 70.000

Ritenuto che la Banca Popolare di Lonigo è disposta ad anticipare la somma occorrente mediante la cessione di un mutuo chirografario;

facendo propria la deliberazione consigliare in data 29/01/1924

DELIBERA

Di acquistare dai Sigg.Tassoni il fabbricato ed annesso appezzamento di terreno segnato in mappa del Comune di Brendola Sez. A foglio VII°

Di provvedere alla spesa necessaria con l’assunzione di un mutuo di 70.000 lire presso la Banca Popolare di Lonigo.

Il Podestà,     Brendolan Giovanni       

Il segretario,    Balbo V.

                                                                                                                                                                

Essendo Brendolan Giovanni podestà, giugno 1927, come testimonia il documento qui a fianco le iniziative fasciste non si fanno attendere e sono finalizzate al miglioramento morale e fisico della razza.

Allora, per tanta gente, non era così facile leggere il messaggio sottostante a tanta vivacità di iniziative che coprivano idee e concetti assai pericolosi, allora come oggi. Il fascismo divenuto regime totalitario, forte delle numerose organizzazioni, ebbe modo di controllare capillarmente ogni attività del cittadino. Tuttavia a Brendola i cittadini si dimostrarono abbastanza indifferenti a ciò che succedeva a livello nazionale e locale.

Sotto è leggibile la risposta dell’autorità locale. A questo documento segue un invito perentorio a creare un impianto sportivo e la relativa relazione del tecnico che per motivi di convenienza è meglio tralasciare.

Riportiamo invece il serio impegno del commissario per realizzare l’impianto sportivo richiesto ad ogni Comune.

La richiesta all’avv. Braianigo non sarà accolta e del campo da calcio parleremo solo in tempi moderni. I brendolani erano più attratti ed interessanti alle vicende parrocchiali, alle diatribe per la costruendo chiesa e ai campanilismi imperanti, all’attività dell’azione cattolica. Aumentava la mobilità locale anche a causa del gran numero di persone che si spostavano per manifestazioni nazionali. Troviamo però traccia negli archivi di vecchi interessi per i problemi dell’acquedotto.

Dopo la lettera dell’ufficiale Sanitario, sempre in settembre del 1929, il commissario prefettizio Rebecchi Comm. Luigi delibera la sistemazione dell’acquedotto del capoluogo detto del “Lavo”.

Il lavoro impone la ricontrattazione degli accordi Girotto – Piovene del 1890.

Abbiamo un atto notarile con i nuovi proprietari .

Tra Girotto Giuseppe e Giovanni, eredi Bernardo e Marina Valle, e l’erede di Piovene Co. Felice, Tassoni Arrigo di Luigi, nato a Brendola e domiciliato in America e per esso di lui padre e procuratore Tassoni prof. Luigi, nato a Legnaro, domiciliato a Brendola, e il commissario del Comune di Brendola Rebecchi Luigi

si conviene

I signori Girotto rinunciano gratuitamente (Ricevono100 Lire simboliche a fini imposta registro) alla terza parte di acqua di loro spettanza. Il vecchio acquedotto viene sostituito con nuove condutture e creato un serbatoio di raccolta in posizione più elevata del coperto di casa Girotto. I signori Girotto costruiscono a loro spese il serbatoio e le condutture da questo alla loro proprietà. La nuova ripartizione dell’acqua avverrà nel seguente modo. Al Lavo e Zona Castello rimarrà 1/5 dell’acqua , ai Girotto un altro quinto, le tre parti rimanenti saranno del Comune che si impegna a cedere un sesto di una parte ad uso esclusivo della famiglia Tassoni.

Il progetto di sistemazione è opera dello studio Matteazzi e Cevese ed il costo totale sarà di 44.592 lire.

Sempre nel 1929, anno terribilmente freddo che provocò la morte di tanti vigneti, viene approvata e deliberata la costruzione

LA COSTRUZIONE DELL’ACQUEDOTTO DI VALLE
 
E PROLUNGAMENTO FINO A REVESE

Il sig. Zadra Bortolo fu Angelo si impegna di eseguire tutti i lavori e materiali atti a convogliare l’acqua potabile dalla fontanina sita alla località Valle (case Valdagno) sino alla località Revese nel punto che l’amministrazione comunale stabilirà all’atto esecutivo. La conduttura sarà eseguita con tubi Mannesman, ad una profondità non inferiore a 80 centimetri deviando la presa per una fontanina alla piazzetta Valle e terminandola con una fontanina in contrada Revese. Prima della copertura sarà fatta la prova della conduttura portandola ad una pressione di 10 atmosfere. Il lavoro dovrà compiersi in trenta giorni e la ditta Zadra dovrà mantenere dei ripari e lanterne di notte, in modo da evitare danni alle persone che transitano. I prezzi: per escavo materiale al metro lineare lire2.40, escavo in roccia con piccone lire 5.0, escavo in roccia con mina lire 18.0, ciottolato per fondo stradale lire 4.50 al mq.

In questo periodo abbiamo con precisione la situazione del rifornimento idrico di Brendola perché per la prima volta compare un contratto di manutenzione ordinaria degli acquedotti e dei pozzi pubblici, datato 30 marzo 1930, sottoscritto dal commissario prefettizio e da Zadra Bortolo.

ELENCO DELLE POMPE E COLONNINE

A) POMPE CON CASELLO IN MURATURA

  1. Piazzetta Vò

  2. Via Valle (Paganin)

  3. Via Chiesa (Asilo)

  4. Scarantello

  5. Via Costa

B) POMPE A COLONNA

  1. Contrada Bregolo

  2. Contrada Grotte

  3. Ponte Vò

  4. Contrada Casetta

  5. Crocevia Dilani (Canova)

  6. Pidocchio

  7. Madonna dei Prati

  8. Contrada Goia

C) COLONNINE DEGLI ACQUEDOTTI

  1. Piazza Chiesa

  2. Via Chiesa (Gennai)

  3. Municipio

  4. Cerro (Muraro)

  5. Piazzetta Valle

  6. Revese

  7. Valle ( Case Valdagno)

  8. Goia

  9. S.Vito (Bianchi)

  10. S.Vito ( Sorgente)

  11. S.Vito (Piazzetta Chiesa)

Nel 1931 abbiamo la stesura di un regolamento per la concessione dell’acqua potabile agli abitanti di S.Vito sottoscritto dal commissario Ribecchi Luigi che lascerà il posto, a partire dalla data 12 giugno 1931 fino al 1937, al nuovo Podestà Rossi ing. Giuseppe. Una delle prime deliberazioni del Rossi ing. Giuseppe consiste nel collaudo dei lavori di sistemazione delle sorgenti , della costruzione del serbatoio e sostituzione delle condutture dell’acquedotto del Lavo.

Mato anni ’30” a Revese

Nel 1932 il podestà, visto che sulla proprietà comunale sita nelle immediate vicinanze delle scuole pubbliche esiste un piccolo fabbricato, inutilizzato che per mancanza di una destinazione, lasciato in abbandono; ritenuto che tale costruzione potrebbe essere destinata a bagni pubblici e quindi di somma utilità alla popolazione ed in special modo ai frequentanti la scuola che verrebbero educati alla massima pulizia e dignità personale; considerato che con tale lavoro di riattazione, eseguito in economia, si verrebbe a lenire la forte disoccupazione presente a Brendola delibera di approvare il preventivo di spesa di seimila lire. Non si poteva dimenticare questo evento.

E’ l’anno 1934 il giorno 24 del mese di marzo il podestà Rossi ing. Giuseppe con segretario comunale Antonio Zordan ha preso la seguente determinazione:

PREMESSO:

che nella parte più elevata del paese si ergono imponenti i ruderi dell’antichissimo Castello di Brendola, già soggetto ai primi imperatori di Germania e trasferito poi verso il mille ai Vescovi di Vicenza;
che l’attuale proprietario si trova nell’impossibilità di procedere ai lavori di consolidamento e difesa dei ruderi monumentali della Rocca che conferiscono al paese a alla zona circostante un particolare carattere pittoresco;
ritenuta la necessità e l’urgenza di impedire la completa distruzione dell’insigne memoria;
considerato che per raggiungere tale scopo è necessario provvedere all’acquisto della Rocca con annesso piccolo appezzamento di terreno per poter costruirvi una strada di accesso, che consenta ai numerosi turisti di visitare le superbe rovine e di ammirare il magnifico spettacolo panoramico;
seguito in proposito il verbale consiglio avuto dalla Sovrintendenza dell’Arte Medievale e Moderna di Venezia;
constatato che l’attuale proprietario del Castello è disposto a farne la cessione mediante permuta con alcuni appezzamenti di terreno di proprietà comunale;
ritenuto che tale modo di acquisto è vantaggioso anche per il Comune; vista l’unita perizia di stima dell’ing. Co. Leonardo Pagello e i tipi allegati

delibera

di acquistare dalla ditta Bedin Antonio e Olivia, fratello e sorella fu Isidoro proprietari, in comune di Brendola sez. A foglio VII° i mappali
n° 323 incolto produttivo ha 0.00. 47 lire 0.05
n° 322 seminativo 0.05.48 2.74
n° 325 incolto produttivo 0.34.53 3.45
n°320(b) seminativo arborato 0.02.55 2.55
n°320(c) seminativo arborato 0.05.55 5.55
n°314(b) bosco ceduo 0.05.10 1.28
mediante permuta coi seguenti terreni di proprietà comunale in Comune di Brendola
sez. A foglio V° mappali
n°198 seminativo erborato ha 0.48.35 lire 33.85
n°178(b) pascolo 0.05.30 1.32
sez. B foglio VII° mappale
n° 233 seminativo arborato 0.16.85 40.10 .

La Rocca dei Vescovi

Grandissimo affare per la comunità brendolana, che ancora oggi non ha saputo valorizzare un bene così prezioso, ignorando i meriti, in questo caso, di chi ha saputo operare a vantaggio dei posteri e del futuro.

E’ significativo registrare la concessione dell’acqua potabile alla Farmacia e le relative condizioni a conferma della preziosità della stessa.

Provincia di Vicenza                        Circondario di Vicenza

Comune di BRENDOLA

VERBALE DI DELIBERAZIONE

Del PODESTA’

L’anno millenovecentotretasei ed il giorno 3 del mese di luglio in Brendola nell’Ufficio Comunale.

In accoglimento della domanda presentata dal Sig. Rizzi Antonio fu Giuseppe in data 9 aprile 1936, con il presente atto il Sig. Rossi ing. Giuseppe fu Ottaviano, podestà del Comune di Brendola, assistito dal sottoscritto segretario, concede al predetto Sig. Rizzi Antonio, farmacista residente in Brendola, la fornitura dell’acqua potabile per la Farmacia, sita in Brendola contrà Cerro al civico 26 alle seguenti condizioni:

  1. l’acqua non potrà essere destinata ad usi diversi da quelli necessari per la farmacia

  2. Il massimo consumo giornaliero ammesso per la fornitura è litri cento, riducibili a giudizio del Comune a litri cinquanta nei mesi di luglio agosto e settembre

  3. il canone annuo per tale fornitura e di lire sessanta.

Nella storia di una comunità alla conquista dell’acqua contano fatti come quello registrato:

“ L’anno 1937 il giorno 10 del mese di marzo , in una sala della casa del benefizio di Madonna dei Prati, presenti il segretario comunale Antonio Zordan e Danese don Antonio, rettore della Chiesa di Madonna dei Prà, il Sig. Rossi ing. Giuseppe fu Ottaviano, podestà del Comune di Brendola con diritto di patronato sul beneficio consegna al Rettore Rev. Don Antonio Danese tutti i mobili e immobili costituenti il beneficio della Madonna dei Prà colla chiesa annessa e relative pertinenze, quali sono descritti e valutati nell’inventario redatto dal Sig. Co. Leonardo Pagello in data 12/01/1937 che forma parte integrante di questo atto“.

In questo momento si verifica, quella che ritengo una RIVOLUZIONE SANITARIA:

per la prima volta viene introdotto ed applicato il principio della sterilizzazione e clorazione dell’acqua.

Il 3 maggio 1939 abbiamo il contratto per l’impianto di sterilizzazione dell’acqua dell’acquedotto del “Lavo” stipulato da Piglia Rag. Giulio, commissario prefettizio e Gennari Guglielmo per la spesa di 37.000 lire.

Si allega il progetto per l’impianto di sterilizzazione per l’acquedotto del Lavo. L’impianto interamente studiato per le particolari esigenze del caso, si compone di

  1. una batteria di cinque filtri a sabbia, disposti in modo da assicurare, con l’alterna esclusione da parte di essi, la continuità dell’esercizio e da provvedere contemporaneamente alla chiarificazione dell’acqua e alla aerazione;

  2. un apparato di sterilizzazione da noi studiato, in modo da permettere sia la continuità dell’esercizio, sia la regolazione in modo semplice e sicuro delle dosi di ipoclorito di calcio da immettere nella tubazione, in funzione della portata assai variabile da erogarsi; ciò con forte economia rispetto ad apparati analoghi, protetti da brevetto,offerti dal commercio, con assoluta sicurezza nel riguardo della potabilità dell’acqua.

Il preventivo di spesa per le opere murarie e di sistemazione ammonta a L. 37000, ivi compresa la costruzione di un piccolo fabbricato per il riparo dei filtri e dell’apparato di depurazione e la sistemazione della vasca di colmo. Il preventivo per le opere idrauliche, propriamente dette, redatto

Dalla ditta Piaccadori e & di Vicenza, comprendente la fornitura e posa in opera della batteria dei filtri, dell’apparato di sterilizzazione, delle tubazioni, allacciamenti e pezzi speciali relativi ammonta a L. 4.000 (quattromila). L’ammontare complessivo, includendo una quota di imprevisti, si configura in L. 8.000 (ottomila)

 

La salute si tutela non solo con le medicine, ma sopratutto con l’acqua buona e sana, con sufficienti impianti di fognatura, con l’aria salubre. Questi sono veri progressi di una comunità attenta all’ambiente di vita.