INTRODUZIONE

Terzo millennio: anno 2002.
Questo libretto è la continuazione ed il completamento del precedente quaderno “Mestieri e consuetudini di un recente passato”. E’ una raccolta di testimonianze di un paese e di un mondo contadino ormai in estinzione. L’ubertosa e fertile campagna brendolana, a partire dagli anni ’60, ha lasciato il posto a nuove case, edifici e capannoni. Il volto del paese è cambiato radicalmente ed il mondo contadino è stato sostituito dalla civiltà industriale. Era un mondo completamente diverso, dedito a soddisfare i bisogni primari ed essenziali attraverso il lavoro dei campi, che ignorava quasi totalmente il mercato e che aveva ritmi e tempi totalmente diversi dagli attuali. Era una civiltà statica, immobile e rigida, con una religiosità marcata e poche innovazioni tecniche. Era una società patriarcale e ben definita nei ruoli, che si esprimeva attraverso il duro lavoro dei campi e dipendeva tantissimo dai cicli stagionali. Anche l’abitare, meglio il dimorare, della gente presentava caratteristiche stiliste, architettoniche ed urbanistiche consone al tempo ed ai mezzi disponibili. I grandi proprietari terrieri erano i soli a contare su abitazioni soddisfacenti e lussuose, mentre la gente comune era prevalentemente interessata agli annessi rustici come la stalla, il pollaio e la porcilaia, fonti di sostentamento alimentare. Era una civiltà rurale dedita più allo sfruttamento della terra che interessata agli aspetti architettonici ed abitativi. L’abitare un luogo comporta un utilizzo di materiali, di tipologie costruttive, di tecniche e conoscenze frutto del tempo e delle opportunità economiche.
Sempre, a governare le scelte, erano i concetti basilari dell’essenzialità, del durevole, dell’utile, mai nessuno osava pensare “all’usa e getta” tanto diffuso oggi. Era un paese dislocato in prevalentemente in collina. Tante vecchie case sono state ristrutturate, si sono rifatte il look, mantenendo come unico segno distintivo la posizione geografica. Sicuramente siamo in ritardo nel raccogliere una documentazione di questo recente passato, ma abbiamo ugualmente deciso di mostrare, a titolo simbolico e purtroppo parziale, una serie di immagini e commenti a testimonianza dei tempi.
Questo quaderno è una testimonianza di un paese che c’era e della gente comune che respirava l’influsso del sito, del luogo orientato alla sopravvivenza ed alla soddisfazione dei bisogni essenziali. Non esiste nostalgia per un mondo le cui tracce sono ormai cancellate. E’un libro che testimonia le nostre radici, che mostra le case dei nostri padri e nonni, che ci permette di apprezzare i miglioramenti fatti, che premia l’impegno di tanti predecessori nel costruire le basi per un mondo migliore. L’associazione laboratorio Brendola ha preparato un quaderno con l’aiuto di Romeo, Elio, Ardelio ed altre persone, che hanno camminato per frazioni e contrade, che hanno focalizzato la loro attenzione su case, stalle, cancelli e altri annessi rustici alla ricerca delle radici e della nostra architettura rurale. Un grazie anche ad Elisiana Maran che ha camminato alla ricerca di “schei” necessari a riprodurre tante immagini. E’ un quadernetto pensato per il futuro, per i giovani che non potranno più vedere queste tracce. E’ un libretto per i vecchi che potranno rivedere tante immagini indimenticabili, stampate nel cuore e nella mente. E’ un invito a portare rispetto a tutte le persone, che hanno calpestato una terra ed un luogo, per permetterci di continuare il cammino della vita, con maggior attenzione ed amore, verso un futuro più dignitoso e sereno.

IL PRESIDENTE
VISONÀ GIUSEPPE