ASPETTI GEOGRAFICI E GEOLOGICI

Brendola è certamente in una posizione geografica invidiabile e si può sicuramente considerare una delle porte più importanti di accesso ai colli berici. Il castello di Brendola posto, con il dirimpettaio Castello di Giulietta di Montecchio Maggiore, a controllare lo stretto passaggio tra i colli, rappresenta il simbolo di questa antica e famosa comunità.

Confina a nord con il Comune di Altavilla, ad est con il comune di Arcugnano, a sud est con il comune di Zovencedo, a sud con il comune di Grancona, a sud ovest con il comune di Sarego, ad ovest con il comune di Montebello Vicentino e a nord ovest con il comune di Montecchio Maggiore. Il territorio del comune di Brendola si articola parte in piano, parte in collina ( Monti Comunali 344 mt s.l.m. ) per un totale di 25,52 kmq. La popolazione attualmente è di circa 6.000 abitanti.

L’insieme collinare dei Monti Berici si estende per una lunghezza di circa 20

chilometri, a sud di Vicenza. Esso ha la forma di un parallelogramma di quasi 200 chilometri quadrati, con asse maggiore orientato sud est nord ovest di 24 chilometri e asse minore lungo circa la metà. Il gruppo collinare si presenta molto frastagliato nella parte settentrionale, più regolare a mezzogiorno. Due profonde incisioni, la Val Liona e il sistema di valli di Fimon si insinuano praticamente fino al cuore del gruppo. La strozzatura situata in corrispondenza di Bocca d’Ansiesa e l’incisione della Val Liona permettono di suddividere i monti berici in due distinti settori: quello orientale, che si presenta come un vasto e articolato altopiano fortemente dirupato lungo il margine sud orientale, e il settore occidentale caratterizzato invece da morfologia più deboli, con lievi ondulazioni che si raccordano più o meno dolcemente con la pianura. Le quote maggiori si riscontrano nel primo settore, lungo un asse situato a ridosso del suo margine sud orientale; esso comprende le rilevazioni di Monte Tondo (metri 415), Monte della Cengia ( metri 428) e infine Monte Alto (metri 444) che costituisce la quota maggiore di tutti i Berici. Come si è detto, a partire da questa culminazione, che si estende in pratica da Sossano a Costozza, si ha un brusco raccordo con la sottostante pianura cosicché questo versante si presenta talora con aspetto rupestre o comunque con versanti assai ripidi. Verso Vicenza invece l’altopiano è smembrato da numerose incisioni che individuano alla fine una stretta e articolata dorsale; degradando progressivamente quest’ultima si esaurisce infine col Monte Berico. Numerose colline più o meno modeste sia come estensione che come quota restano isolate nella pianura. Perlopiù esse sono situate a ridosso del gruppo principale (il Monticello di Fara e la collina di Altavilla sono le maggiori); altre, ad esempio la collina di Montegalda, sono decisamente isolate o in posizione intermedia tra berici e monti euganeii, come Albettone e, ormai già nel dominio euganeo, il Monte Lovertino. Non c’è dubbio che la morfologia dei monti berici è fortemente condizionata dalla situazione litostratigrafica che comprende principalmente un complesso calcareo- marmoroso molto erodibile, estesamente affiorante nel settore occidentale, e un complesso calcareo, talora massiccio, che costituisce invece una buona parte del settore orientale e che rende quasi dolomitico il paesaggio così caratteristico del versante compreso fra Villaga e Costozza.

ERE GEOLOGICHE :

EOCENE MEDIO

(Come il precedente Paleocene e il successivo Oligocene, l’eocene è la seconda suddivisione del Cenozoico nella scala dei tempi geologici: copre l’intervallo di tempo compreso tra circa 54 e circa 37 milioni di anni fa.)

Per una comprensione esauriente di questi aspetti è necessario riferirci agli avvenimenti che hanno caratterizzato la fine dell’eocene medio, circa quarantacinque milioni di anni fa, in piena era cenozoica o terziaria.

Allora buona parte dei colli berici e dei vicini Lessini fu coinvolta in una un’intensa spettacolare attività vulcanica. In quel tempo il territorio era occupato da un mare

non molto profondo, con clima tropicale, ove andavano depositarsi sedimenti, resti e frammenti di organismi; fra questi abbondavano i nummuliti, i grandi foraminiferi di forma appiattita, che ora noi ritroviamo indicate appunto come “calcari nummulitici”.

Queste rocce medioeoceniche non affiorano nel territorio di Brendola in quanto sepolte sotto sedimenti più recenti; esse si possono tuttavia riconoscere nel berici meridionali e nelle vicine valli del Chiampo e dell’Agno dove, sotto la denominazione di marmi, vengono attivamente estratti in numerose cave. La sedimentazione marina

veniva più volte interrotta dall’accumulo di materiali basaltici prodotti da manifestazioni vulcaniche che sono caratteristiche di questo periodo. Verso la fine dell’eocene medio, infine, l’intero bacino viene colmato da prodotti lavici fino alla completa emersione dell’area. L’esposizione subaerea delle lave basaltiche permette processi di alterazione che originano sacche e livelli di preziose argille bentonitiche e caolinitiche, oggetto di estrazione per esempio nel vicino territorio di Meledo.

EOCENE SUPERIORE

Questa parentesi continentale tuttavia è di breve durata ben presto infatti nell’eocene superiore un nuovo mare che avanza invade il nostro territorio.

La vicinanza di terre emerse che via via vengono riconquistate dal mare permette l’accumulo di ingenti spessori di argilla marne e calcari che vengono a costituire la cosiddetta formazione di PRIABONA. La vita è rigogliosa in questo mare tardo eocenico. Le rocce della formazione di Priabona tenere, facilmente erodibili, affiorano estesamente a Brendola alla base delle colline ove pendio si mantiene dolce, favorevole ad essere coltivato. Nel Rio delle Spesse si ha una buona esposizione della parte superiore della formazione: questa porzione è nota come STRATI DI BRENDOLA e costituisce un intervallo che è stato accuratamente studiato.

OLIGOCENE

(Terza suddivisione dell’Era cenozoica, si estende da 37 a 26 milioni di anni fa. Come l’Eocene, che lo ha preceduto, e il Miocene, che lo ha seguito, l’Oligocene è stato in origine definito in base alle specie di molluschi rinvenute nei suoi strati.)

 


Con l’oligocene le condizioni ambientali si modificano radicalmente si riprende innanzitutto l’attività vulcanica e diminuiscono fortemente gli apporti terrigeni da parte di terre emerse ormai confinante lontano dalla nostra area. Il nuovo mare si presenta come limpido ben ossigenato caldo: condizioni ideali per permette la crescita dei coralli. I depositi di questo antico mare oligocenico sono ben stratificati e prendono il nome di Calcareniti di Castelgomberto: alcuni strati vanno a costituire la tipica calcarenite nota come pietra di Vicenza, poco rappresentata in Brendola. Le manifestazioni esplosive vulcaniche hanno dato origine a particolari strutture localizzate: i neck. E’ in questo periodo che si costituisce il neck ( condotto circolare od ellittico riempito da basalto ) di Brendola che affiora, non lontano da S. Vito, fra la fontana dell’Orco e la sottostante pianura. L’enorme neck del diametro di un chilometro è il più grande dei Berici. A nord ovest del Rio delle Spesse esiste una breccia caotica basaltica con inclusi sedimentari.

Non si conoscono nel territorio brendolano rocce più recenti di queste e la storia dei berici continuerà ad essere legata ai mari fino quasi alla fine del miocene.

 

MIOCENE

(In geologia, quarta suddivisione del Terziario nella scala dei tempi geologici; copre un intervallo di tempo da circa 26 a circa 5,2 milioni di anni
fa. Secondo la 
teoria della tettonica a zolle, il sollevamento di grandi catene montuose che aveva avuto inizio nell’epoca precedente, l’Oligocene, proseguì nel Miocene senza attenuarsi.)

Poco meno di 10 milioni di anni fa, verso la fine del miocene i Berici ed il territorio brendolano emergono definitivamente per esporsi all’azione modellatrice degli agenti atmosferici.

 

AVVENTURA TRA LE ROCCE

Il fenomeno del carsismo che si sviluppa soprattutto a spese delle calcareniti di Castelgomberto, che vengono degradate e modificate dalle acque, da origine ad una serie di doline, grotte e voragini. Tutte queste forme carsiche drenano l’acqua piovana smaltendola in profondità e danno origine, dopo un percorso sotterraneo, alle numerose sorgenti presenti in Brendola. Fontana Proetta, in località Maraschion, è uno degli esempi più noti.

Brendola, quindi, non può offrire le meraviglie delle grotte di Postumia, ma può permettere di trascorrere una giornata diversa ed originale visitando le numerose grotte e covoli distribuiti lungo tutto l’arco collinare.

Per chi proviene dalla statale 500, dopo aver preso la via per Brendola, percorsi 500 metri deve svoltare a sinistra per via S. Bertilla e di seguito proseguire in via Goia. Dopo una curva a gomito a destra il visitatore si trova dinanzi un capitello, costruito nel lontano 1750 da Jonnes Buffo, e deve salire lungo via Muraroni fino ad un nuovo bivio per proseguire mantenendo la destra fino alle case Cracco.

Qui il nostro appassionato è giunto in quota e può cominciare il percorso delle grotte e dei covoli che termina in località S. Vito. Purtroppo non esiste una segnaletica dettagliata, ma guardando la cartina nella pagina successiva si riesce facilmente ad individuare la dislocazione geografica dei vari siti e visitarli in successione o singolarmente.

 

La grotta dell’Orco (quota 350m): il più grande Covolo naturale della riviera berica occidentale che si apre a monte della fontana dell’Orco in comune di Brendola. E’ una cavità carsica generata dall’incrocio di alcune fratture della roccia nelle quali ha agito l’erosione meteorica. Anche in questa grotta sono visibili tracce di frequentazione recente: imposte di travature, scassi e una “pila” scavata all’interno, sopra l’imboccatura.

 

Dal catasto delle grotte del Veneto risultano censite e documentate a Brendola le seguenti

1

COVOLO GRANDE DEL SENGIO

2

COVOLO DOPPIO DEL SENGIO

3

COVOLO RIO DELLE SPESSE

4

GROTTA DEL CASTELLO

5

GROTTA MURATA DEL CASTELLO

6

COVOLO BERTACCO

7

POZZO STRABUSENO

8

FONTANA PROETTA

9

BUSO RIGOLON

10

BUSO 1,2,3,4 VALLE GROTTE

11

GROTTA DI S. VITO

12

GROTTA DEGLI ARCISI